È un giallo dai risvolti ancora tutti da chiarire la morte di una donna avvenuta venerdì sera a Macchia, frazione di Giarre, in provincia di Catania.
Leonardo Fresta, panificatore di 40 anni, ha raccontato agli investigatori di avere trovato la sua convivente, Debora Pagano, 32 anni, senza vita in bagno mentre erano in casa; sul corpo nessun segno apparente di violenza.
L’uomo solo domenica mattina ha però chiamato il 118 per dare l’allarme. Quando i sanitari si sono accorti che la morte della donna risaliva a parecchie ore prima hanno avvisato i carabinieri. Dopo i primi rilievi nell’abitazione della coppia da parte dei militari del Sis i carabinieri hanno fermato l’uomo per omicidio.
Le indagini sono coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania, che ha disposto l’autopsia. Domenica sera l’uomo – che è sotto processo per associazione mafiosa per presunti legami con il clan Brunetto – è stato sentito dai carabinieri per un’ora; ai militari ha detto che venerdì sera era in casa insieme con la convivente, che gli avrebbe detto che stava andando a fare una doccia. Nell’appartamento non c’era la loro figlioletta di sette anni, che era con i nonni che vivono a Letojanni, nel Messinese, paese d’origine della vittima. Leonardo Fresta ha aggiunto di aver sentito all’improvviso un tonfo e di essere accorso dalla convivente, che ha trovato per terra senza vita.
Le affermazioni dell’uomo, tutte ancora da verificare, sono al vaglio degli investigatori. Una prima ricognizione cadaverica ha escluso la presenza sul corpo della donna di segni di violenza o di fori di proiettile. Solo l’autopsia potrà dunque chiarire le cause e la dinamica della morte. In attesa dell’esito degli esami Leonardo Fresta adesso è rinchiuso nel carcere di Piazza Lanza a Catania; non è ancora stata fissata la data dell’interrogatorio davanti al Gip per la convalida del fermo.
Debora Pagano faceva la donna delle pulizie. Tra lei e Leonardo Fresta non vi sarebbe stati particolari contrasti, sostiene il legale dell’uomo, l’avvocato Salvatore La Rosa: «Il mio assistito è rimasto due giorni sotto choc senza riuscire a capire cosa fosse successo, neppure lui sa spiegare bene il perché. Per quello che ci risulta a noi la famiglia non aveva problemi e la coppia aveva una relazione tranquilla».
Sulla morte della donna sono intervenute le segretarie generali di Uil Sicilia e Catania Luisella Lionti ed Enza Meli. «Per qualcuno – dicono – quello di Debora è un altro nome da inserire nel tragico elenco dei femminicidi in Sicilia in Italia. Per noi della Uil no. Il delitto a Macchia di Giarre è un’altra sconfitta per noi tutti che non sappiamo alzare abbastanza la voce contro il cinismo di istituzioni politiche, da cui non arrivano risposte adeguate a questa strage in corso nel nostro Paese. «Ribadiamo ancora che resta molto da fare, specie in Sicilia, dove ad esempio sono una rarità i centri per uomini maltrattanti, ovvero le case di cura dove i Tribunali potrebbero inviare i violenti. Stato e Regione battano un colpo!». (ANSA).