La partita dei ballottaggi alle porte con l’appello al voto di Silvio Berlusconi e la paura di perdere Verona a causa della rottura Sboarina-Tosi, la grana Sicilia con il nodo Musumeci ancora da sciogliere e, per non farsi mancare nulla, anche il botta e risposta a distanza tra la ministra Mara Carfagna e la Lega sulla tenuta del partito.
Nel centrodestra non è ancora tempo di schiarite, nonostante Matteo Salvini continui a sostenere di essere al lavoro per una coalizione «compatta e più allargata e coerente possibile» in vista delle politiche, con l’obiettivo di presentare agli italiani la squadra di governo «prima del voto». «Se ci danno fiducia basta accordini con Pd e M5s», assicura il Capitano, piuttosto freddo però nel commentare le parole di Nello Musumeci che ha annunciato un passo di lato nella corsa alla ricandidatura da presidente di Regione. «Per la Sicilia decideranno i siciliani. E tanti che conosco si aspettano qualcosa di nuovo – è l’affondo del segretario leghista -. L’importante è che ci sia un centrodestra unito».
Centrodestra che, secondo quanto riferito da Musumeci, dovrebbe avere in agenda nei prossimi giorni un vertice a Roma. «Ho detto alla mia leader, Giorgia Meloni, che se al tavolo il mio nome dovesse risultare divisivo sono pronto a fare un passo di lato se può servire all’individuazione di un candidato unitario – confessa il governatore -. Non è una resa, non mi dimetto. La mia è una scelta di responsabilità per non indebolire il centrodestra». Certo, Musumeci non manca di ricordare come al momento resti «secondo i sondaggi il candidato migliore. Cosa ha risposto Meloni del mio passo indietro? Ha apprezzato questa mia disponibilità ma si è chiesta, insieme a me, la ragione per la quale io dovrei fare un passo indietro. Spero mi si dica presto se non dovessi essere io il candidato».
La questione comunque, come avevano chiesto più volte nelle scorse settimane Lega e Forza Italia, sarà affrontata dopo i ballottaggi. Sono ancora 13 infatti i capoluoghi di provincia in cui la partita è aperta, e il centrodestra spera di ripetere il buon risultato del primo turno. Anche per questo a scendere in campo è direttamente Silvio Berlusconi, con un appello social pro-voto: «Purtroppo, e nonostante la nostra ferma contrarietà, si voterà in un’unica giornata, una domenica di giugno con temperature da record; una scelta che non aiuta certamente a combattere l’elevato tasso di astensionismo, vera piaga del nostro sistema democratico. Nonostante questa difficoltà vi voglio rivolgere un appello dal profondo del cuore: non trascurate questa importante occasione democratica con la quale avrete la possibilità di determinare il futuro della vostra città». Futuro che ovviamente il Cav si augura sorrida alla coalizione, perciò invita i cittadini a scegliere i candidati del centrodestra, «capaci, preparati, esperti», a non appoggiare il campo progressista: «Votare lo schieramento avversario significherebbe consegnare le vostre città a sindaci con le mani legate da maggioranze divise su tutto al proprio interno e tenute insieme solo dalla sete e dalla voglia di potere».
E a proposito di tenuta, a caratterizzare la giornata è anche la stoccata di Mara Carfagna alla Lega.
La ministra forzista, pur non esprimendosi su una possibile scissione del Carroccio in stile M5s, sembra avere le idee chiare sullo stato di salute del partito di via Bellerio: «Non so se si aprirà una riflessione dopo i ballottaggi, come magari qualche indizio fa credere. Sicuramente ha perso posizioni». Per Carfagna, la Lega «è divisa» tra un’ala governista e una che invece «è palesemente insofferente nei confronti di questo governo. Quello che è successo nel M5s ci dice una cosa molto chiara: è finita la stagione dei partiti di lotta e di governo. Non si può essere ambigui. I partiti di lotta e di governo non reggono più al loro interno perché implodono sotto i colpi delle loro contraddizioni, e non reggono più all’esterno. Lega e M5s stanno perdendo consensi». Parole che innescano la replica piccata di diversi esponenti leghisti che `consigliano´ a Carfagna di pensare «al suo partito», ai problemi del Mezzogiorno, e «a svolgere il compito per cui è pagata dagli italiani» piuttosto che «perdere tempo parlando di Lega senza motivo e lanciando illazioni prive di fondamento».