Frà Placido Bellia nel 1808 ci parla del ritrovamento del 1759 – all’interno del convento di San Francesco, sull’acropoli di Hybla Major (Paternò) – del basamento che sosteneva una statua di Venere, donata da Caio Publio Donato alla Venere Vincitrice Hyblense, come offerta votiva, nel 21 a.C.
Questo documento epigrafico è oggi conservato al Museo Castello Ursino di Catania dopo che Ignazio Paternò Castello, V Principe di Biscari lo acquisisce in circostanze misteriose (sono tanti gli storici che attestano questa ricostruzione come il Savasta, Barbaro Conti, Carmelo Ciccia e Salvo Di Matteo).
L’ennesimo reperto archeologico della città di Hybla-Paternò che non trova la sua naturale collocazione nei luoghi del ritrovamento. Questa continua emorragia di reperti e testimonianze della civiltà di Hybla-Aetnae, in particolare delle fonti epigrafiche, non ha certamente aiutato gli studiosi nel loro lavoro di ricerca. Sembra quasi che ogni traccia che fa emergere la storia pre-cristiana della città venga sistematicamente occultata, ma questa è solo un’ipotesi.
Il dato certo è che nel 1988 il Kiwanis Club Paternò ha donato alla città una copia del cippo di Venere conservato a Catania e ridato dignità a questo frammento di storia.
Un gesto semplice per certi versi ma potente negli effetti. Grazie alla sua presenza sull’acropoli è ancora possibile parlare di Venere e del suo tempio. Proprio in questi giorni il presidente del club service – Angelo Corsaro – ha rinnovato l’impegno dell’associazione per curare lo spazio pubblico che accoglie la copia del cippo. Siamo sicuri che negli anni ’80, la sensibilità dell’arch. Franco Scandura ha contribuito a questa collocazione preziosa e necessaria e che i successivi scavi archeologici del 2007, insieme alle rilevazioni geofisiche e metriche, effettuate all’interno del cantiere di restauro del convento di San Francesco, hanno confermato e rilanciato l’idea che il tempio di Venere fosse proprio nell’area del ritrovamento del cippo. Prova ne è il ritrovamento di una coroplastica votiva di epoca ellenistica, adiacente ad un condotto idrico di epoca greca, ricco di materiale ceramico e di sottomurazioni. Uno scavo (il terzo tra i tre effettuati durante i lavori di restauro) che ha ancora tanto da raccontare alla comunità scientifica.
Si coglie solo adesso il valore storico e didattico della riproduzione che ha realizzato il Kiwanis Club Paternò e forse, in questo senso, non abbiamo ringraziato abbastanza il lavoro di quegli anni e la continua attenzione che l’associazione pone nei confronti della comunità locale. Consapevole che solo coltivando la sua identità è possibile ritrovare le ragioni del suo sviluppo economico, culturale e sociale. Oggi l’obiettivo del Kiwanis è rivolto all’ambiente e attraverso una stele di pietra – collocata ai margini dello spazio adottato sull’acropoli – raffigurante “il globo terrestre circondato da bambini stilizzati di vari colori che rappresentano tutte le etnie del mondo con al centro il logo del Kiwanis Paternò circondato dall’arcobaleno, vuole riconfermare il suo impegno sociale.
Ma l’obiettivo – secondo le intenzioni dell’associazione – è piantare un albero nella stessa aiuola e ci auguriamo che sia un pioppo nero (aigheroi) coerentemente alla tradizione mitologica greca. «Angelini attribuisce al Pioppo una funzionalità primaria Saturnina e una doppia funzionalità secondaria venusiana e mercuriana, collegandolo all’aldilà, alla fase di contrazione, irrigidimento e morte; ma anche alla funzione percettivo/comunicativa del Sé (Mercurio) e a quella che permette al Sé di entrare in relazione con gli altri tramite l’affetto, il contatto, la creatività (Venere e le acque del secondo chakra)».
Angelo Corsaro – presidente del Kiwanis di Paternò dichiara: «La nostra K di Kiwanis è l’emblema di ciò che sono i nostri sforzi, il nostro impegno nel portare a compimento tutti i service in favore dei bimbi di questo mondo e delle loro famiglie.
Il Kiwaniano ha grande nobiltà d’animo e di sentimenti e la “K” vuole essere il vessillo per tutti coloro che hanno scelto di operare all’interno dei nostri Club, un vessillo da diffondere in modo tale che il nostro agire non venga dimenticato e contemporaneamente per dire che in quel luogo, in quella scuola, sull’acropoli di Hybla Major è passato ed opera il Kiwanis, lasciando un segno tangibile di amore».
Bisogna andare oltre, trovare nuove occasioni per valorizzare la città antica.
Siamo sicuri che questo avverrà presto e speriamo proprio di ritrovare sull’acropoli – a cura del Kiwanis – nuovi reperti archeologici, riproducibili, per esempio la lapide di Julia Florentina conservata al Louvre di Parigi ma la cui copia si trova sempre a Catania. Con questi piccoli gesti si contribuisce a recuperare la memoria perduta. Lavorando tassello dopo tassello. Unendo i frammenti del puzzle che stanno affiorando dall’oblio. Tutta la comunità ha il dovere di lavorare in questa direzione.