Elena potrebbe essere stata uccisa dalla madre Martina Patti «per via di una forma di gelosia nei confronti dell’attuale compagna dell’ex convivente» in quanto non tollerava che alla donna «vi si affezionasse anche la propria figlia».
Lo scrive la procura di Catania in una nota in cui ricostruisce l’omicidio della piccola dopo il fermo di Patti per omicidio premeditato e pluriaggravato, l’omicidio della piccola.
Martina Patti, la madre che ha confessato di aver ucciso sua figlia Elena, di 4 anni, ha precisato «di averlo portato a termine in maniera solitaria, dopo essere andata a prendere Elena all’asilo (era tra l’altro il primo giorno del Grest), utilizzando un coltello da cucina».
«Il corpicino della bambina, all’esito dell’ispezione medico legale, ha evidenziato molteplici ferite da armi da punta e taglio alla regione cervicale e intrascapolare», rilevano ancora gli inquirenti.
Dopo aver ucciso sua figlia Elena, di 4 anni, Martina Patti avrebbe utilizzato «dei sacchi neri per nascondere il corpo nella terra». Lo precisa una nota della Direzione distrettuale antimafia di Catania. «La presunta omicida sarà associata presso la Casa Circondariale di Catania Piazza Lanza», sottolinea la Dda.
Quello che è emerso dalle indagini è un «quadro di una famiglia non felice, in cui la gioia della figlia non ha compattato la coppia». Lo ha detto il comandante del reparto operativo dei Carabinieri di Catania, il colonnello Piercarmine Sica, in conferenza stampa dopo il fermo della madre della piccola Elena, escludendo che vi sia «il coinvolgimento di altri» nell’omicidio.
Il movente, ha confermato l’ufficiale, «può essere la gelosia nei confronti della nuova compagna dell’ex convivente ma anche per l’affetto che Elena mostrava nei confronti della donna». Su questo però Martina Patti «non ha detto nulla. È rimasta sul vago, come se non si fosse resa conto di quello che ha fatto. È come se avesse detto `l’ho fatto ma non so perché».
Negli impianti di videosorveglianza, che sono stati acquisiti – su indicazione della madre che ne aveva denunciato la rapina – sono emersi elementi discordanti: nei punti indicati dalla signora, dove si sarebbe verificato il rapimento, non era presente alcun commando armato». Così Rino Coppola, comandante provinciale di Catania, nel corso della conferenza stampa presso la sede del comando provinciale di Catania di Piazza Verga
Il rapimento della figlia era solo una messa in scena per fare «ricadere la colpa» sulle vicende passate del padre di Elena, suo ex convivente.
È quanto ricostruito dai carabinieri del Comando provinciale di Catania e della Tenenza di Mascalucia che, coordinati dalla Procura etnea – indagano sulla morte della bimba di cinque anni trovata in un campo incolto a Mascalucia, nel Catanese. Per la donna – Martina Patti, 23 anni – è stato disposto il fermo per omicidio premeditato pluriaggravato della figlia Elena di quasi cinque e della soppressione del cadavere. Le indagini hanno consentito di ricostruire l’accaduto e di definire la responsabilità personale dopo la denuncia presentata ieri pomeriggio.
La donna, aveva segnalato, infatti, il sequestro di Elena a opera di un non meglio indicato gruppo di uomini incappucciati che, verso le 15 circa, dopo aver bloccato l’auto condotta dalla madre lungo la via Piave e minacciatala mediante una pistola/una mazza, l’avrebbero rapita, preannunciandone la morte. Nella circostanza, secondo quanto riferito dalla donna, l’episodio sarebbe una conseguenza del comportamento dell’ex compagno e padre della bimba per non aver ascoltato precedenti messaggi minatori recapitati in casa.