Milano, spiavano stanze d’albergo e spogliatoi grazie al wi-fi della videosorveglianza: 10 indagati. Indagini anche dalla Polizia postale di Catania

Milano, spiavano stanze d’albergo e spogliatoi grazie al wi-fi della videosorveglianza: 10 indagati. Indagini anche dalla Polizia postale di Catania

Spiavano le persone direttamente nelle loro case, nelle stanze d’albergo, negli studi medici e negli spogliatoi delle palestre introducendosi attraverso il wi-fi nelle telecamere installate per la videosorveglianza.

La Polizia postale di Milano ha denunciato 10 persone ed eseguito altrettante perquisizioni in diverse città italiane su disposizione della procura di Milano, a conclusione di un’indagine chiamata Rear Window.

Al termine delle perquisizioni, gli investigatori della Postale di Milano, Napoli e Catania hanno sequestrato 10 smartphone, 3 workstation, 5 PC portatili, 12 hard disk e svariati spazi cloud, per una capacità di archiviazione complessiva di oltre 50 Terabyte. Sono stati inoltre sequestrati tutti gli account social usati dagli indagati e diverse migliaia di euro, anche in criptovaluta. I consigli degli specialisti Consigliamo sempre di affidarsi a professionisti affidabili nell’installazione di impianti di videosorveglianza ed evitare soluzioni `fai da te´.

Gli investigatori sono riusciti ad individuare i componenti di due gruppi criminali, per uno dei quali si configura l’associazione per delinquere; gli indagati riuscivano a introdursi illegalmente violando la privacy di ignare persone con sofisticati sistemi informatici che permettevano loro di scandagliare la Rete alla ricerca di impianti di videosorveglianza connessi a Internet. Una volta trovata la linea giusta, gli indagati effettuavano un attacco informatico che consentiva di scoprire le password degli Nvr (videoregistratori digitali a cui vengono collegate le telecamere).

Il principale scopo degli indagati era quello di vendere i filmati e le immagini captate nei momenti di intimità delle persone, su delle vetrine online create ad hoc. I luoghi virtuali scelti dagli indagati nella speranza di rimanere anonimi erano il social network (VKontakte, abbreviato VK, conosciuto come la versione russa di Facebook) e Telegram.

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