Domenica si è concluso il “Festival dei Cittadini del Mediterraneo”, incontro internazionale svoltosi a Catania dal 2 al 5 giugno e promosso dal Programma UE Med Dialogue for Rights and Equality e dal Comune di Catania in collaborazione con l’Università degli Studi di Catania.
Il festival, alla sua prima edizione, ha visto la partecipazione di numerosi spettatori e di 120 ospiti provenienti da diverse parti del bacino del Mediterraneo per discutere del concetto di ‘cittadinanza mediterranea’ nella città che gli antichi storici arabi chiamavano Madinat al-fil, la ‘Città dell’Elefante’. Un evento molto partecipato che ha suscitato l’interesse di cittadini, di volontari provenienti da diverse parti del centro-sud Italia e di turisti in visita nella città che, attratti dal programma, hanno seguito i dibattiti e ammirato le opere esposte.
«l FCM si è chiuso con un bilancio in positivo in termini di presenze, qualità e varietà degli incontri, relazioni ed energia. È stato un evento importante che ci auguriamo lasci il segno in una città viva come Catania, al centro del Mediterraneo non solo geograficamente ma anche culturalmente e socialmente. E ci auguriamo altresì che sia solo l’inizio, e che questa edizione sia un primo seme per nuovi legami e alleanze per tornare nel 2023» ha dichiarato, al Corriere Etneo, Anita Magno, tra le organizzatrici del Festival.
Quattro giorni di dibattiti, proiezioni, spettacoli e workshop in diverse sedi della città come Palazzo della Cultura, Cortile Castello Ursino, l’hub Isola Catania (Palazzo Biscari), Città della Scienza e Accademia di Belle Arti. Intellettuali, associazioni, istituzioni, giornalisti, artisti e attivisti hanno discusso di temi legati all’innovazione, diritti, cambiamenti geopolitici, transizione ecologica, crisi della democrazia. Nel corso delle conferenze, l’artista Yorgos Konstantinou ha realizzato delle illustrazioni inerenti ai temi trattati. L’obiettivo del Festival è di favorire, attraverso l’arte e il dibattito pubblico, la costruzione di un futuro comune per i popoli del Mare Nostrum, al di là delle frontiere, spinti da un comune senso di appartenenza alla regione mediterranea. Nel cortile di Palazzo della Cultura, è stata esposta una gigantesca mappa del Mediterraneo realizzata dall’artista e cartografa francese Sabine Rhétoré, che ha donato al pubblico una diversa percezione geografica del Mediterraneo riunendo tutti i paesi coinvolti.
Una parte del programma è stata dedicata all’esposizione delle opere di dieci giovani artisti e illustratori, a laboratori di musica e lingua araba dedicati ai bambini e alla scoperta di alcuni siti storici della città come l’Orto Botanico e Villa Bellini. Largo spazio, inoltre, al Cinema del reale con la proiezione di svariati documentari come “Shooting mafia”, dedicato alla fotografa Letizia Battaglia e “Ayouni” dedicato a Paolo Dall’Oglio, padre gesuita sequestrato in Siria. Tra gli eventi serali, la performance della catanese Compagnia Zappalà Danza sul sagrato della chiesa di San Nicolò l’Arena e l’esibizione di Maryam Saleh e Zeid Hamdan, tra i più interessanti e innovativi musicisti del panorama musicale mediorientale.
Nella giornata conclusiva, si è svolto un interessante workshop a cura del politologo e teologo croato Vedran Obucina intitolato “Dialogo interreligioso per tutti”, inerente alle pratiche atte a favorire il dialogo e la pace nel Mediterraneo. «Il dialogo è ricchezza» ha asserito l’imam della moschea della Misericordia di Catania, Kheit Abdelhafid, ospite dell’iniziativa insieme a Don Luca Camilleri (Ufficio regionale dell’Ecumenismo e il dialogo interreligioso) e Khaldoun El Assanieh (Concilio Druso del Libano). Si è parlato della centralità del dialogo tra i singoli – «dialogo di vita più che teologico» – inteso come processo trasformativo di conoscenza reciproca, per «riuscire in qualcosa che giovi alla società tutta» rifiutando qualsiasi discorso basato sull’odio. Non c’è fiducia e cooperazione con la narrazione di una singola e unica storia dei popoli ha spiegato Obucina, esperto in riconciliazione e studioso del ruolo della religione nella pacificazione. Da qui, germoglierebbe il pregiudizio che annulla ogni pluralismo di idee. «Siamo esseri umani e, dunque, vittime delle percezioni» ha asserito lo studioso. È necessario superare tali percezioni per costruire fiducia: «Bisogna parlare dell’elefante nella stanza» (come recita un’espressione anglosassone ndr). Il punto di partenza è la consapevolezza di un passato comune seppur nella diversità: stesse radici, stesso futuro. Nel corso dell’incontro, sono state mostrate delle foto riguardanti le collaborazioni tra la Moschea e diverse scuole del catanese come l’IIS “C. Marchesi” di Mascalucia e il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali di Catania.
A fine serata, la performance sonora multilingue “Insanificazione” dell’artista Jessica Khazrik. Una riflessione sugli accordi tra la mafia italiana e le forze armate libanesi mirati a trasferire e seppellire segretamente i rifiuti tossici nei luoghi dove l’artista è scresciuta.
Foto di Daniele Vita