Roma, la scritta “vergogna” sulla pelle di una bimba cinese: Procura indaga per lesioni e odio razziale

Marchiata sulla pelle bianca e morbida come è quella dei bambini. Con uno spillo e sicuramente tra tante lacrime. Tre lettere incise in caratteri latini che hanno il sapore dell'infamia, del razzismo, della violenza: `xiu´, che in cinese significa `vergogna´. La vittima è una bambina cinese di tre anni che vive a Roma, nel quartiere della Garbatella, e che i genitori hanno trovato sanguinante quando è tornata a casa dalla scuola dell'infanzia. I fatti risalgono al 25 novembre dello scorso anno ma resta un mistero chi sia l'autore di un simile gesto: per il momento è stato iscritto nel registro degli indagati un maestro di una scuola della Garbatella ma l'uomo avrebbe già dimostrato agli inquirenti la sua estraneità ai fatti. Intanto è di lesioni volontarie aggravate dall'odio razziale il reato ipotizzato dalla Procura di Roma nel procedimento aperto nei mesi scorsi. Quando quel giorno i genitori, commercianti nella Capitale da tre anni, hanno visto la ferita sulla pelle della figlia, a quanto sembra sul braccio, si sono disperati e preoccupati l'hanno portata immediatamente in ospedale. Lì hanno sporto denuncia per lesioni. L'incisione, che sarebbe stata eseguita con uno spillo, ci ha messo ben venti giorni a guarire e la mamma e il papà sperano che non ne rimanga traccia in futuro, soprattutto nella memoria della bimba che oggi non frequenta più lo stesso istituto. I magistrati di piazzale Clodio, l'indagine è stata affidata alla pm Gabriella Fazi, hanno disposto anche un incidente probatorio nel quale sembrerebbe che la piccola vittima abbia in un primo tempo indicato il maestro come autore del gesto per poi però parlarne bene in un secondo momento. Per questo le ricerche dell'autore delle lesioni si stanno muovendo a 360 gradi e riguardano le persone che a vario titolo sono state in contatto con la bambina nel giorno dell'aggressione. Una storia terribile ancora avvolta nel mistero e nell'omertà che si spera abbia presto il nome e il cognome del colpevole.

Marchiata sulla pelle bianca e morbida come è quella dei bambini.

Con uno spillo e sicuramente tra tante lacrime. Tre lettere incise in caratteri latini che hanno il sapore dell’infamia, del razzismo, della violenza: `xiu´, che in cinese significa `vergogna´.

La vittima è una bambina cinese di tre anni che vive a Roma, nel quartiere della Garbatella, e che i genitori hanno trovato sanguinante quando è tornata a casa dalla scuola dell’infanzia.

I fatti risalgono al 25 novembre dello scorso anno ma resta un mistero chi sia l’autore di un simile gesto: per il momento è stato iscritto nel registro degli indagati un maestro di una scuola della Garbatella ma l’uomo avrebbe già dimostrato agli inquirenti la sua estraneità ai fatti. Intanto è di lesioni volontarie aggravate dall’odio razziale il reato ipotizzato dalla Procura di Roma nel procedimento aperto nei mesi scorsi.

Quando quel giorno i genitori, commercianti nella Capitale da tre anni, hanno visto la ferita sulla pelle della figlia, a quanto sembra sul braccio, si sono disperati e preoccupati l’hanno portata immediatamente in ospedale. Lì hanno sporto denuncia per lesioni. L’incisione, che sarebbe stata eseguita con uno spillo, ci ha messo ben venti giorni a guarire e la mamma e il papà sperano che non ne rimanga traccia in futuro, soprattutto nella memoria della bimba che oggi non frequenta più lo stesso istituto.

I magistrati di piazzale Clodio, l’indagine è stata affidata alla pm Gabriella Fazi, hanno disposto anche un incidente probatorio nel quale sembrerebbe che la piccola vittima abbia in un primo tempo indicato il maestro come autore del gesto per poi però parlarne bene in un secondo momento. Per questo le ricerche dell’autore delle lesioni si stanno muovendo a 360 gradi e riguardano le persone che a vario titolo sono state in contatto con la bambina nel giorno dell’aggressione.
Una storia terribile ancora avvolta nel mistero e nell’omertà che si spera abbia presto il nome e il cognome del colpevole.

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