Ci sarebbe Cosa nostra dietro al furto di venti cartoni con 16mila mascherine FFp3 sottratte per rivenderle, in piena emergenza epidemiologica. Il particolare emerge dall’inchiesta di Polizia e Carabinieri che oggi ha portato, a Palermo, a 31 arresti.
Nella misura cautelare, ricordando un episodio emerso già tre anni fa, il giudice stigmatizza la subcultura mafiosa sottolineando che «non ci si può esimere dal rimarcare che costituisce plastica dimostrazione di come la scelta di vita degli indagati sia fondata, già in termini culturali e ideali, proprio su un principio di contrapposizione ai fondamenti della libertà democratica e al rispetto delle regole, il reiterato utilizzo delle parole `sbirro o carabiniere´ quali vere e proprie offese che si ritrova in più conversazioni intercettate». Il gip richiama una intercettazione di un boss, già venuta fuori anni fa, che nel maggio del 2019, durante i preparativi per il ricordo della strage di Capaci e via D’Amelio, bacchettava il familiare di un coindagato perché voleva far partecipare la figlia alle iniziative scolastiche organizzate per commemorare i giudici Falcone e Borsellino.
«È per la verità ancora più sconcertante, il fatto che la formazione mafiosa – dice il gip – non abbia risparmiato nemmeno una bambina in tenera età che, dopo lunga preparazione, si accingeva a partecipare a una iniziativa scolastica in memoria dei rimpianti giudici Borsellino e Falcone».