Seconda parte dell’intervista alla candidata sindaco Maria Grazia Pannitteri.
Ripartiamo da una considerazione che fanno i suoi avversari politici, ossia che lei sia stata una scelta di ripiego. Come risponde a queste insinuazioni?
“Guardi, cosa pensano i miei avversari politici mi interessa davvero poco. M’interessa molto di più essere la prima scelta per la città. In ogni caso, non voglio sottrarmi alla domanda come farebbe un politicante di mestiere. Dico semplicemente che non corrisponde a verità: nel percorso che ha preceduto la mia candidatura si era scelta una linea politica unitaria delle opposizioni, che potesse racchiudere uno schieramento più ampio possibile. Le possibili candidature che sono emerse, degne di tutta la mia stima, dovevano quindi essere una sintesi di questa scelta. Saltata questa possibilità, la società civile con le sue varie espressioni (movimenti e associazioni) e la parte politica a cui mi sento da sempre di appartenere, ha indicato me ed io ho deciso di accettare. E’ sufficiente per essere considerata “prima scelta”?
Parliamo di smaltimento dei rifiuti. L’Amministrazione attuale parla di una percentuale raggiunta di differenziata a gennaio 2022 del 71%. Eppure in diversi punti la città è perennemente sporca, persistono micro discariche abusive. E in tutto questo i cittadini riceveranno a breve le bollette TARI in leggero aumento. Cosa propone lei?
“Ho letto quanto è stato riportato, ovvero che la differenziata in città sarebbe addirittura, a gennaio 2022, al 71%. Ma allora, mi chiedo, come mai Paternò non è tra i Comuni virtuosi premiati per i risultati raggiunti sulla raccolta differenziata? Ovviamente a questi dati non crede nessuno, nemmeno l’attuale Amministrazione. I dati ufficiali ci dicono che saremmo al 60% a dicembre 2021. Mi chiedo quale miracolo di Natale ci sia stato per un incremento di dieci punti nell’arco di un mese. Oltre tutto, dato che la TARI viene calcolata sulla base del costo di smaltimenti dei rifiuti che si producono in un anno, la naturale conseguenza è che più alta è la percentuale di raccolta differenziata e meno si paga. Non si capisce quindi, con dei presunti risultati così alti di differenziata, come la TARI possa aumentare. C’è proprio qualcosa che non torna nel calcolo. Detto questo, credo che dobbiamo fare un salto di qualità nella nostra raccolta dei rifiuti: bisogna introdurre finalmente un incentivo che premi i cittadini virtuosi attraverso un sistema di tariffazione puntuale. Più raccolta differenziata fa in un anno un cittadino, meno paga. L’attuale sistema mostra tutti i suoi limiti ed è venuto il momento di andare al vero cuore della strategia rifiuti zero. Magari con l’ausilio un centro di riuso e riparazione comunale. Inoltre, concludo dicendo che anche qui il concetto di trasparenza e partecipazione fino ad oggi è stato mortificato: che fine ha fatto l’Osservatorio comunale sui rifiuti introdotto dalla decisione consiliare su rifiuti zero?
Altra tematica di cui si parla da anni è la revisione del piano regolatore generale. Come mai finora non si è riusciti a trovare una soluzione? E lei, se venisse eletta, come vorrebbe agire?
“Per mancanza di coraggio e assenza di visione di città. Partiamo da un dato storico. Il decreto regionale e, quindi, la vigenza del nostro piano regolatore risale al 2003. Il dimensionamento del piano, di cui fu incaricato il Prof. Gabrielli nel 94, faceva riferimento al censimento del 1991 e prevedeva che nel decennio fino al 2000 la popolazione paternese sarebbe arrivata a 55.000 abitanti. Siamo nel 2022 e non solo in tutti questi anni la crescita demografica non ha rispettato le previsioni e si è sostanzialmente fermata, ma il divario tra servizi previsti dal PUG e quelli effettivamente realizzati non è mai stato colmato. Possiamo allora affermare in maniera certa che lo strumento indispensabile per modellare la città da un punto di vista urbanistico, il PUG, è ormai obsoleto? Ecco, direi che è proprio il caso di ripartire da qui. Sul metodo mi pare di esser stata chiara, ma ripeto col rischio di apparire pedante: si parte dalla condivisione, dal dibattito pubblico che coinvolga professionisti, ordini professionali, Università e semplici cittadini. Mi dispiace, ma non vedo altra strada.
Da qualche anno a questa parte assistiamo in città ad un degrado culturale e sociale, con l’avanzare del vandalismo. Quali sono le sue proposte in merito? Da cosa si riparte?
“Si riparte dal “fare” comunità, innanzitutto. Questa è una parte del programma a cui tengo tanto. I Patti educativi di comunità sono degli straordinari strumenti per aiutare le famiglie che vivono situazioni di fragilità e permettono di mettere un argine alla dispersione scolastica. Quello che ho in mente è una vera e propria alleanza educativa tra Comune, scuole e Terzo Settore, per creare laboratori educativi e attività sportive per i giovani, specialmente quelli che provengono da famiglie disagiate e in difficoltà. Le scuole devono accompagnare questo percorso aprendosi sempre di più alle offerte educative del Terzo Settore. Conosco per esempio le realtà sportive paternesi e quanto siano d’ispirazione sociale, capaci di coinvolgere i giovani e farli entusiasmare allo sport. Abbiamo bisogno che gli immensi sforzi di queste forze sane siano canalizzati dentro un progetto culturale di ampio respiro”.
Nella nostra città sono tanti gli edifici pubblici di pertinenza comunale che sono in stato di abbandono. Come si recuperano?
“Restituendoli alla città con progetti specifici. Prenda proprio Casa Coniglio: sarebbe emozionante recuperarla con il contributo di tutte le associazioni sociali e culturali della città per farla diventare la loro casa, la casa del volontariato. Avere una sede comoda e aperta, seppure in condivisione con altre associazioni, è fondamentale per qualsiasi realtà. Lo stesso discorso vale per le aule studio tanto desiderate dai giovani: hanno bisogno di spazi e di supporto. Che senso ha negare questo servizio ai giovani studenti universitari quando si hanno tanti edifici comunali chiusi? Creiamo aule studio. Ma creiamo anche sale in cui allestire mostre d’arte dedicate ad agli artisti paternesi. Insomma, non mancano i soggetti a cui aprire gli spazi degli edifici. E’ mancata la capacità e la voglia di aprirli”.
Come farà a mettere in pratica tutte queste cose con la macchina amministrativa dotata di scarse risorse e carenza di personale?
“Si possono già indicare due opportunità da cogliere: il baratto amministrativo da un alto e sfruttare i PUC, i progetti utili alla collettività previsti nell’ambito del Reddito di Cittadinanza dall’altro. Per non dimenticare nemmeno il Servizio Civile nazionale. Il primo strumento ci consentirebbe di ottenere un duplice risultato: consentire a cittadini e imprese di non rimanere indietro con le tasse comunale e al Comune di far fronte all’enorme richiesta di manutenzione ordinaria e straordinaria. Voglio fare un esempio banale: se devo adibire un locale di un edificio pubblico ad aula studio da destinare ai giovani, posso far leva sul lavoro di un artigiano o di un cittadino per ottenere il ripristino del locale facendo leva proprio sullo scambio di mutuo soccorso che è alla base del baratto amministrativo. Se poi devo gestire il servizio, posso invece far leva sulla disponibilità fino a 16 ore settimanali di lavoratori che percepiscono il reddito di cittadinanza nell’ambito dei progetti utili alla collettività. A costo praticamente zero possiamo così erogare un servizio alla città che prima, di fatto, non esisteva”.
Per quanto riguarda le risorse pubbliche, l’ambiente e il territorio, ci può dire qualcosa?
“Si, vorrei dire qualcosa su un bene primario essenziale: l’acqua. La nostra città è conosciuta nel territorio del Simeto e nelle città limitrofe per avere un’acqua potabile pulita e buonissima. Molti cittadini dell’entroterra ennese, passando da Paternò, fanno tappa nelle nostre fontane pubbliche per riempire bottiglie e andare via. Eppure, non si sa bene per quale moda o falsa credenza, i paternesi acquistano nei supermercati grandi quantità di acqua in bottiglia, molto spesso di qualità non paragonabile alla nostra, che stanno settimane o mesi dentro bottiglie di plastica, con una spesa che incide non poco sul bilancio di una famiglia. E, infine, con un impatto sull’ambiente e sui costi collettivi di smaltimento delle bottiglie notevole. Ma che senso ha se si ha gratuitamente una risorsa primaria di qualità? Non le sembra una follia collettiva? Tra l’altro aggiungo che l’Istituto Superiore di Sanità ha smentito da tempo la falsa convinzione che bere l’acqua del rubinetto , anche quella ad elevato residuo fisso, possa favorire la formazione di calcoli renali o di altri problemi di salute. Allora è necessario, fondamentale, promuovere il consumo di acqua pubblica, attraverso delle campagne informative in città e nelle scuole e adottando la soluzione delle ”case dell’acqua”, dove è possibile prelevare gratuitamente acqua. Abbiamo atteso per 5 anni, come era stato preannunciato, la realizzazione di questo progetto da parte dell’Amministrazione uscente. Le risulta che a Paternò sia nate “Case dell’acqua”?
Come giudica l’operato dell’attuale amministrazione?
“Guardi, vorrei che ogni cittadino di questa città si ponesse una sola e semplice domanda: pensi che in questi 5 anni Paternò abbia fatto dei progressi, anche minimi, in campo urbanistico, culturale, economico e sociale? Personalmente ritengo che abbiamo assistito alla politica tutta made in Paternò del “moviti femmu”. Il Sindaco ha passato più tempo ad incensarsi e a farsi incensare dai suoi fedeli che ad amministrare. Non è praticamente intervenuto su nulla di strategico per la città, né sul piano urbanistico, né su quello della mobilità e tanto meno quello dello sviluppo. In più, se posso aggiungere, abbiamo assistito ad una sconcertante e reiterata assenza di trasparenza. Troppi affidamenti diretti e tutti in gran segreto. Non mi piace, non è la città che voglio, non è l’Amministrazione che si merita Paternò.