In una lunga intervista, che pubblichiamo in due parti, la candidata Sindaco Maria Grazia Pannitteri ci anticipa i punti salienti del suo programma politico che verrà presentato ufficialmente nei prossimi giorni.
E non si tira indietro nemmeno davanti a domande scomode, tirando qualche frecciata all’Amministrazione Naso.
PARTE 1
Maria Grazia Pannitteri, candidata sindaco alle prossime amministrative di Paternò, sostenuta da una coalizione formata da tre liste di natura civica, rilascia una lunga intervista in cui anticipa i punti fondamentali del suo programma politico .
“Iniziamo da una battuta: alcuni in città, per individuarla, la chiamano “a fimmina”. Ha qualcosa da dire?”
“Vuoi o non vuoi, si tratta di un elemento distintivo e, se permettete, per me estremamente positivo. “Fimmina nova, china e calanti” (e canticchia la colonna sonora della sua campagna elettorale scritta da Eleonora Bordonaro). Sono una donna e questo è anche uno dei miei punti di forza. Ed è anche possibile che a giugno mi chiamino “a Sinnaca”, no?
“Perché un avvocato affermato come lei ha deciso di candidarsi a sindaco?”
“Una domanda che mi hanno fatto in tanti (ride). Nel festival dell’ovvietà si potrebbe rispondere: “perché amo Paternò”. Devo dire che questa città ha avuto così tanti dichiarazioni d’amore a parole, mai seguiti dai fatti però. Ritornando alla domanda, confesso che diversi amici mi hanno sconsigliato di candidarmi: mi hanno detto “hai una bellissima famiglia, sei nel pieno della tua attività professionale. Ma chi te lo fa fare?” Posso riportare quello che ho risposto: ci sono dei momenti in cui ciascuno di noi non può più nascondersi nella propria zona comoda, non può più continuare a farsi scivolare addosso la rabbia e la delusione per tutto ciò che non va. Senti crescere la necessità per un impegno maggiore, che ti rimette in gioco. E devo dire che c’è voluto anche una bella dose di coraggio. Tra l’altro devo essere stata convincente nella mia risposta, dato che tutti i miei amici più scettici sono ora accanto a me in prima linea (sempre ridendo)”.
A proposito di coalizione che la sostiene, una delle critiche che viene avanzata è che accomuna aree politiche diverse fra loro. Ci può spiegare meglio?
“Aree politiche diverse ma affini, e soprattutto associazioni e movimenti della società civile che insieme sono riuscite a trovare una sintesi nella mia candidatura e nel programma politico con cui ci presentiamo alla città. La diversità è ricchezza quando il metodo adottato è il confronto democratico. Le dirò una cosa che ho detto sul palco del Piccolo Teatro: siamo tutti uomini e donne liberi. L’ho detto non perché gli altri non lo siano ma perché, in questi giorni frenetici di costruzione di un programma di governo e condivisione di una visione di città, non c’è stato nessuno che si è intromesso per dirci cosa inserire e cosa no o come impostare la nostra campagna elettorale. E quando dico nessuno intendo nessun segretario di partito, nessun deputato regionale e nessun senatore. Rivendichiamo la nostra autonomia in nome della natura civica della nostra coalizione. La mia sensazione è che, quando hai invece un padrino politico che ti sponsorizza e che si aspetta da te una performance elettorale, questa autonomia finisca. Per questa ragione la nostra coalizione è molto più stabile e compatta delle varie aree di partito che vanno e ritornano da uno schieramento all’altro, cambiando casacca a seconda di come gira il vento”.
Parliamo del suo programma politico. Paternò oggi ha forti criticità. Come intende affrontarle?
“Intanto voglio tranquillizzare tutti quelli che attendono con ansia il nostro programma politico. Molto presto potranno esaminarlo con attenzione. Posso solo anticipare che è un programma concreto, in cui sono indicati obiettivi politici e amministrativi precisi e vengono chiarite le modalità con cui si vogliono raggiungere. Inoltre è un programma “misurabile”: tutti i cittadini dovranno valutare fra cinque anni, sulla base di questo documento, cosa ha fatto o non ha fatto il Sindaco Pannitteri. Sulla questione del metodo amministrativo, mi sono già espresso più volte. Le tre parole chiavi dovranno essere trasparenza, partecipazione e condivisione. Bisogna invertire la rotta in primo luogo su questo. Tutti saranno chiamati a partecipare alle decisioni strategiche più importanti, come ad esempio il nuovo piano regolatore generale e la mobilità sostenibile. Tutti meritano di essere ascoltati: mondo del lavoro, società civile, forze di opposizione. La città è di tutti. Inoltre è dimostrato che laddove c’è coesione sociale e condivisione si è capaci di andare ad una marcia in più. Quello di cui la città ha bisogno.
Esaminiamo le singole problematiche. La prima, una delle più sentite, è il caos in città: parcheggi selvaggi, pericoli stradali, assenza di servizi pubblici di trasporto. Come vuole intervenire?
“Con un Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile di cui, tra l’altro, ogni Comune dovrebbe dotarsi. E’ uno strumento strategico indispensabile, in cui il processo costruttivo partecipato è fondamentale. Non bisogna solo stabilire come devono muoversi i cittadini in città nel futuro o quali devono essere i sensi di marcia. La questione della mobilità coinvolge il futuro delle nostre attività commerciali, l’aspetto del decoro urbano, la vivibilità. E noi puntiamo sulla sostenibilità che, guardi, è una cosa molto concreta. Una città sostenibile è una città aperta, accogliente, vivibile, che sfrutta meglio il proprio spazio urbano. Decidere di preferire la mobilità pedonale rifacendo tutti i marciapiedi, valorizzare il trasporto pubblico con bus, aumentare il grado di sicurezza derivante dal rifacimento della segnaletica, riattivare le strisce blu con i pass per residenti, significa intervenire nei collegamenti tra centro e periferie, fare delle scelte per l’inclusione sociale, aumentare il livello di vivibilità in città. Dobbiamo decidere ciò che vogliamo essere: o continuare a vivere nella giungla urbana in assenza totale di regole oppure vivere in modo civile e ordinato”.
Molti cittadini si lamentano perché le strade sono delle trazzere e chiedono interventi urgenti e risolutivi.
“Anche su questo bisogna fare chiarezza. Ci sono delle misure che richiedono delle scelte amministrative più semplici o relativamente impegnative e che sarebbero remunerative anche per le casse comunali, come gli stalli a pagamento. Beninteso: sarebbe ovvio che l’incasso delle strisce blu verrebbe riversato interamente per migliorare la condizione stradale e la sicurezza. Poi ci sono delle misure straordinarie che non posso essere affrontate con le scarse risorse comunali. Una di queste riguarda il rifacimento serio di strade e marciapiedi. Ma il punto è sempre lo stesso che si ripete in un loop senza fine. Non si può accedere a fondi e finanziamenti se non esiste una strategia che determina un’idea precisa di città. Per questo il Piano Urbano per la Mobilità sostenibile è fondamentale: senza di esso non si può accedere ai finanziamenti del PNRR o altri bandi pubblici.”
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Quello che serve per far ripartire paternò lo vada a dire in faccia agli incapaci di Naso e di Mangano che hanno distrutto tutto il paese