Quattro stagioni ai piedi dell’Etna e la sua maglia numero 19 impressa nei ricordi dei tifosi del Catania legati agli anni migliori di Serie A, dal 2009 al 2013.
Un quadriennio culminato con l’ottavo posto davanti all’Inter e vissuto da protagonista in mezzo al campo.
Adrian Ricchiuti, ex centrocampista del Catania, si racconta al Corriere Etneo, partendo dall’amaro epilogo del fallimento:
“Dispiace tanto vedere quanto successo: è un peccato che nel calcio italiano continuino ad accadere certe cose. Sarebbe stato meglio chiudere prima questa storia che protrarla tanto a lungo. E non dimentichiamoci dei calciatori per cui il calcio è un lavoro che gli consente di portare a casa lo stipendio. Con orgoglio hanno portato avanti un progetto con la speranza di farcela. Non gli è stato neanche consentito di giocare il derby, una partita importante che sarebbe potuta essere motivo di gioia per i tifosi. In questi momenti si vede che i calciatori non sono soltanto bambini viziati come spesso vengono etichettati. Non dimentichiamoci dei dipendenti, fino all’ultimo magazziniere”.
Ritornando ai momenti felici: qual è il ricordo più bello della sua storia a Catania?
“Direi tutti, perché quattro anni fantastici non potrò mai dimenticarli. Ricordo il mio primo giorno: arrivai in una città che non conoscevo e in una piazza che mi intrigava dove avrei giocato la Serie A. Giorno dopo giorno ho vissuto un’emozione diversa. Mi sono impegnato tanto e mi sono guadagnato la stima della città. Il rispetto della gente di Catania è la cosa più bella”.
Sono stati quattro anni in crescendo culminati con l’ottavo posto davanti all’Inter. Come si spiega un fenomeno del genere?
“Ogni anno arrivavano calciatori validi, credo che la ragione sia quella. L’ultimo anno sarei potuto andare via e giocare di più altrove, ma la mia intenzione era di restare a tutti i costi. Era l’anno di Maran allenatore, nessuno avrebbe potuto ridarmi la Serie A con il Catania. Quell’anno ho giocato pochissimo, ma essere parte di quella squadra che proponeva quel calcio spettacolare era motivo di orgoglio”.
Quale l’allenatore con cui il Catania si è espresso meglio?
“Il miglior calcio in assoluto lo giocammo con Montella. Con tutto il rispetto per gli altri. A livello di gioco toccammo il punto più alto. Personalmente ho trovato più spazio con Simeone e Mihajlovic, ma il Catania di Montella faceva divertire”.
Qual è stato il calciatore che l’ha impressionata di più nei suoi anni a Catania?
“Con tutto il rispetto per Peppe Mascara che era anche il capitano, dico Barrientos e il Papu Gomez: in quegli anni ci hanno fatto divertire. Il Pitu è stato sfortunato per via di problemi fisici. Quel gruppo era fantastico e la squadra girava a meraviglia”.