La Procura Distrettuale, nell’ambito di indagini a carico di un 28enne abitante a Trecastagni e indagato per il reato di atti persecutori, ha richiesto ed ottenuto nei suoi confronti la misura cautelare degli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico, eseguita dai Carabinieri della Stazione di Trecastagni.
Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, in una fase procedimentale caratterizzata dalla non integrazione del contraddittorio delle parti, hanno fatto luce sulle condotte, anche violente, poste in essere dall’uomo che, dal mese di dicembre 2021, avrebbe incessantemente tentato di contattare la donna al fine di controllarla, dopo la separazione dalla stessa voluta, “con modalità comportamentali di intrusività ed assillanza tali da costituire molestie sussumibili nelle condotte persecutorie sanzionate dalla norma in disamina”.
Ad ingenerare nella donna un perdurante stato di ansia e paura sarebbero stati lo stillicidio di messaggi con i quali l’uomo le avrebbe chiesto con petulanza di tornare insieme, i frequenti pedinamenti e appostamenti nei pressi della sua abitazione, del luogo di lavoro e dei locali quando la sera la donna in compagnia di amici sarebbe stata “pizzicata” dall’ex che la fissava insistentemente.
L’uomo l’avrebbe a volte pedinata con l’auto e tentato di farla accostare anche con manovre azzardate e pericolose. In un’occasione, raggiunta sul posto di lavoro, la vittima sarebbe stata aggredita dall’uomo che avrebbe dapprima cercato invano di impedirle di entrare in auto, salvo poi inseguirla fino al porto di Catania, dove l’avrebbe tamponata e ulteriormente ingiuriata.
A fondare nella donna il timore per l’incolumità propria e dei prossimi congiunti ci sarebbero stati poi i numerosi e gravi messaggi vocali minatori (anche di morte) ricevuti dall’ex e rivolti non solo a sé, ma anche all’attuale fidanzato. Addirittura l’ex compagno avrebbe paventato di suicidarsi o di compiere gesti autolesionistici pur di convincerla a tornare insieme.
La perniciosità e l’invasività delle condotte che sarebbero state poste in essere dall’uomo, rispondenti a dinamiche di possesso e controllo, avrebbero pertanto compromesso gravemente la qualità della vita della donna ed anche dei suoi prossimi congiunti: anche la madre sarebbe stata molestata con pressanti messaggi per ottenere informazioni sulla figlia.