Alimentazione, finché c’è pasta c’è speranza. De Cecco: “Il grano è come l’acqua del fiume, non finisce mai”

Alimentazione, finché c’è pasta c’è speranza. De Cecco: “Il grano è come l’acqua del fiume, non finisce mai”

Mio nonno diceva: «il grano è come l’acqua del fiume, non finisce mai».

Anzi, rispetto ai tempi di mio nonno forse i fiumi non godono di grande salute e persino il Po si è essiccato. Ma il grano no. Quello non manca e non mancherà». A parlare dell’attuale congiuntura del settore dei cereali e del grano duro in particolare è uno dei principali produttori di pasta made in Italy, il Cavalier Filippo Antonio De Cecco.

Tutto è cominciato – racconta De Cecco in un’intervista a Il Sole 24 Ore – la scorsa estate con il raccolto 2021, che per inciso per l’Italia è stato eccezionale soprattutto sotto il profilo qualitativo. Non è stato così però per il Canada, tra i principali produttori mondiali che per difficoltà climatiche ha previsto una produzione 2021 di 2,5 milioni di quintali contro la media di 6,5 milioni. Da lì si è innescata una spirale di aumenti dei listini che ha portato il prezzo del grano duro dai 30 euro al quintale fino a oltre la soglia dei 50 euro.

Queste quotazioni sono continuate per tutto l’anno fino a raggiungere a fine gennaio il massimo di 56-57 euro. Poi un’inversione di tendenza e una serie di limature al ribasso che si pensava potessero continuare quando è scoppiata la guerra».

E con il conflitto i timori sugli approvvigionamenti. «In realtà – precisa De Cecco- si è fatta un po’ di confusione. Russia e Ucraina sono grandi produttori di grano tenero che è la materia prima di pane, biscotti e prodotti da forno. Per la pasta serve obbligatoriamente il grano duro che rappresenterà il 10 forse il 20% massimo del raccolto di Russia e Ucraina. Ma le fake news hanno fatto ripartire gli aumenti di prezzo».

Nessun problema di carenza di materie prime? «Direi proprio di no», risponde De Cecco. «L’industria italiana della pasta ha bisogno in media di 60 milioni di quintali l’anno.

Ne produciamo in media 40 milioni. Un terzo lo compriamo all’estero. La De Cecco ha scorte di grano nazionale fino a tutto settembre e per il grano straniero fino a tutto il 2023. Ma soprattutto fino ad allora ci sarà a giugno un nuovo raccolto che si preannuncia molto abbondante. Tanti agricoltori, visto il positivo trend di quotazioni, quest’ anno hanno seminato grano duro. Con la pandemia prima e gli attuali venti di guerra si fa un gran parlare della necessità di costruire una sovranità alimentare».

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