Per prendere Kiev, i russi dovranno raderla al suolo e ucciderci.
La promessa è del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, avvertendo l’invasore che la capitale è «pronta a combattere» per resistere, nonostante le forze di Mosca stiano avanzando verso la città e cresca il timore di un imminente assalto su vasta scala. Zelensky continua a esortare i cittadini ucraini a resistere all’invasione russa, lanciata dal presidente Vladimir Putin il 24 febbraio. Ma le sirene antiaeree non sono risuonate solo a Kiev, nel 17esimo giorno di guerra, perché molte città sono sotto attacco.
Mosca ha bombardato anche la città portuale di Mariupol, colpendo la zona dove si trova una moschea e causando il ferimento di 80 persone, secondo il governo di Kiev. E l’esercito ucraino ha riferito che le truppe russe hanno preso il controllo della periferia est della città, ormai devastata dall’assedio che da una settimana la priva di elettricità, acqua corrente o gas. I continui bombardamenti hanno ostacolato la consegna di aiuti umanitari, la sepoltura dei morti, nonché i tentativi di evacuazione. Questi ultimi sono stati impediti anche altrove, come a Sumy e nelle località vicine a Kiev.
«Bombardano 24 ore al giorno, lanciano missili. È odio, uccidono i bambini», ha affermato in conferenza stampa Zelensky, «hanno accerchiato le città ucraine e cercano di distruggerle». Ha detto che sono 1.300 i soldati ucraini uccisi in 17 giorni e che 500 soldati russi si sarebbero arresi ieri (secondo fonti occidentali, sono morti anche circa 600 soldati di Mosca). E si è rivolto ai russi per chiedere la liberazione del sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov: le forze russe lo hanno sequestrato in strada, ripresi da telecamere di sorveglianza, e gli abitanti hanno manifestato per chiederne la liberazione. Se i sindaci non collaborano, ha affermato Zelensky, vengono torturati e uccisi: è un «nuovo livello di terrorismo».
Negli stessi minuti, in Italia veniva trasmesso un suo videomessaggio ai manifestanti che, tra bandiere gialle e azzurre, nelle piazze di Firenze e altrove chiedevano la pace. «Oggi siete oltre 100mila in varie città. Noi ucraini vi siamo grati», ha detto, chiedendo: «Dite ai vostri politici di chiudere i cieli sull’Ucraina a raid e aerei russi, come quelli che hanno ucciso 79 bambini e migliaia di civili», perché «la guerra non è solo contro gli ucraini», ma contro l’Europa, «contro i valori che ci uniscono, contro il nostro modo di vivere».
Zelensky ha poi fatto riferimento all’atteggiamento di Mosca: nelle ultime discussioni «abbiamo iniziato a parlare», «non emette più semplicemente ultimatum», è «un approccio fondamentalmente diverso». Secondo Jerusalem Post, l’ucraino ha detto al premier israeliano Naftali Bennett di essere pronto a colloqui a Gerusalemme, seppur soltanto dopo l’avvio di un cessate il fuoco. Putin, in precedenza, ha ignorato proposte analoghe di Zelensky. Intanto, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere Olaf Scholz hanno parlato per 90 minuti con Putin, in un nuovo tentativo di ottenere un cessate il fuoco. Anche questa volta, fallito. L’Eliseo ha commentato: Putin non mostra alcuna volontà di voler metter fine al conflitto. Parallelamente Denis Pushilin, leader della regione separatista di Donetsk, ha avvertito che «molte migliaia» di volontari sarebbero pronti ad arrivare dal Medioriente per combattere con Mosca.
La strategia russa ricorda quella già usata in altre campagne, come in Siria e Cecenia, per schiacciare la resistenza armata. Ieri il bilancio delle vittime nell’assediata Mariupol, secondo il sindaco, ha superato i 1.500 morti, mentre Medici Senza Frontiere ha denunciato che gli abitanti muoiono anche per la mancanza di farmaci e bevono l’acqua raccolta a terra. Almeno 20, per l’Oms, le strutture mediche colpite dai raid russi. L’Onu ha confermato che almeno 579 civili sono stati uccisi dal 24 febbraio, circa mille feriti, precisando che il numero è certamente molto più alto perché mancano dati e conferme. Secondo Kiev, i bambini uccisi sono almeno 79, e alle vittime si aggiungono le circa 2,5 milioni di persone che hanno cercato rifugio all’estero. E mentre l’Aiea ha fatto sapere che nella centrale nucleare di Chernobyl le linee elettriche vengono ripristinate, i russi hanno dichiarato che quella di Zaporizhzhia non è più ucraina ma russa, dell’azienda pubblica Rosatom, portandovi 11 ingegneri di Mosca.