Le immagini dell’Ucraina devastata dalle bombe stanno mobilitando la solidarietà di tutti.
Soprattutto nei confronti dei bambini, vittime innocenti, ai quali si vuole dare un posto sicuro in cui vivere. Tante le richieste di adozione e affido da parte di famiglie italiane, come racconta a LaPresse Marco Griffini, presidente di `Aibi-Amici dei bambini´, associazione che collabora con gli istituti di tutto il mondo per combattere l’emergenza abbandono, che negli ultimi dieci giorni ha ricevuto 1.200 contatti. «Ogni volta che c’è un contesto di guerra, sull’onda dell’emotività, assistiamo alla `corsa´ delle richieste di affido e di adozione. Ma, tengo a precisare, che in queste situazioni l’adozione di un minore è esclusa», prosegue.
«Questo perché è molto probabile che, prima o poi, un parente si faccia avanti per prendersi cura del bambino. Non solo: sarà il Paese di origine, in questo caso l’Ucraina, a decidere quale sarà il destino migliore per il minore, stabilendo se è nel suo interesse toglierlo dal suo contesto culturale».
Griffini, però, si dice anche «molto preoccupato» dai post sui social con messaggi di bambini profughi in arrivo sui pullman pronti per essere presi e portati a casa.«Spero siano falsi – racconta – ma, qualora fossero veri, quei bambini verrebbero subito presi in consegna dalle forze dell’ordine italiane e chi ne avesse portato a casa uno rischierebbe una denuncia per ratto di minore, un reato», prosegue, invitando chi vuole prendere in affido un minore «a rivolgersi ad associazioni riconosciute e non a un post sui social».
Una delle `vittime´ di queste bufale online è l’Associazione `Ernesto´, una onlus che si occupa di adozioni internazionali che nei giorni scorsi è stata bombardata da telefonate da parte di aspiranti genitori adottivi e affidatari. «Il post purtroppo diventato virale in cui la nostra associazione – con tanto di numero di cellulare privato di una nostra responsabile – chiede di organizzare pullman per andare a prendere al confine con l’Ungheria bambini profughi provenienti dall’Ucraina per ospitarli in famiglie italiane è falso», spiega a LaPresse la presidente Morena Grandi.
«Il messaggio originale era riservato esclusivamente ai nostri soci e alle loro famiglie», spiega. «Non era rivolto all’esterno, ma a persone conosciute, referenziate e assolutamente sicure». Inoltre, prosegue Grandi, «non si sarebbe trattato di bambini non accompagnati, ma di nuclei famigliari».«Per colpa di qualcuno che ha voluto fare questo scherzo, anche se di pessimo gusto, abbiamo dovuto bloccare tutto. Con un danno di immagine per noi ma, soprattutto, per i profughi dell’Ucraina che avrebbero ricevuto aiuto, seppur piccolo, da parte della nostra associazione», conclude.
Ciò che è accaduto dimostra «quanto sia facile cadere in fake news e truffe di chi sfrutta la fragilità emotiva di chi desidera avere un bambino ma non riesce ad averlo o la sensibilità di chi vorrebbe aiutare e rendersi utile in un momento di guerra così tragico», spiega lo psicologo e psicoterapeuta Vincenzo Mariano Russo. «Viviamo in un periodo in cui la manomissione delle parole e del linguaggio sfigura a volte anche in modo doloso gli intenti migliori delle persone».