Non un vero e proprio rilancio del progetto, almeno per ora, ma certamente parole forti che riaccendono il confronto tra i club fondatori della Superlega (Real Madrid, Barcellona e Juventus), la Uefa e le Leghe europee.
In occasione del Business of Football Summit organizzato dal prestigioso Financial Times, nel cuore di Londra, il presidente della Juventus Andrea Agnelli ha annunciato che il progetto di un campionato alternativo a quello organizzato dalla Uefa è tutt’altro che abortito. «La Superlega non ha fallito, il calcio europeo necessita di una riforma», ha detto il numero 1 bianconero. Agnelli ha quindi ricordato che «la Superlega è una lavoro collettivo, non di una sola persona. I 12 club hanno firmato un contratto di 120 pagine ed è ancora vincolante per tutti gli 11 club». Quindi nel corso del suo `speech´ Agnelli è tornato ad attaccare la Uefa e il suo presidente Aleksander Ceferin che «sapeva che io stavo lavorando a qualcosa di diverso». Quindi il numero bianconero si è chiesto se «la Uefa, un organo regolatore, monopolista e guardiano, è adatto a guidare un business come il calcio? Io penso di no. Aspetterò che il Consiglio di Giustizia Europeo ci dica se l’attuale organismo sia idoneo allo scopo». Alla domanda se vede la Juventus tra cinque anni in Champions League, Agnelli ha detto: «La vedo giocare nella principale competizione europea».
In precedenza, nel corso dello stesso convegno, nei confronti di Agnelli erano arrivate durissime le accuse da parte proprio di Ceferin e del presidente della Liga Javier Tebas. Ceferin ha accusato i proprietari dei club che cercano di `resuscitare´ una Superlega europea di «vivere in un mondo parallelo». «Sono stufo e stanco di questo progetto non calcistico. In primo luogo, hanno lanciato la loro idea assurda nel mezzo di una pandemia. Ora, leggiamo articoli che stanno pianificando di lanciare un’altra idea nel bel mezzo di una guerra», le accuse di Ceferin in collegamento video.
Ancora più forti i toni usati da Tebas, presente in sala e rivolto proprio ad Agnelli che gli sedeva di fronte. «I club della Super League mentono più di Putin», ha detto il presidente della Liga spagnola. Rivolgendosi ancora ad Agnelli, Tebas ha detto: «Credono che i club delle leghe nazionali siano sciocchi. Tutto questo è un insulto». Tebas ha quindi rivelato che i presidenti di Real, Barça e Juve si sono incontrati la scorsa settimana a casa di Agnelli per rilanciare il progetto. «Se Andrea (Agnelli) non spiega, sarà un bugiardo. I tre club si sono incontrati a casa sua. Stanno facendo tanti danni», ha tuonato Tebas. Poche ore dopo la replica di Agnelli. «Parole che si commentano da sole», ha detto.
E mentre a Londra andava in scena il nuovo scontro tra i club della Superlega e le istituzioni calcistiche europee, a Milano in via Rosellini era in programma la terza assemblea elettiva della Lega Serie A chiamata ad eleggere il successore di Paolo Dal Pino come presidente. Ebbene, dopo diverse ore di discussione i club, i club hanno deciso che «l’elezione del presidente, non essendosi potuta svolgere l’audizione di tutti i candidati, è stata rinviata, sempre con le medesime modalità, alla prossima Assemblea, prevista per venerdì 11 marzo». I presidenti hanno tempo fino al 24 marzo per eleggere il presidente, 45 giorni dopo la prima assemblea elettiva. Nel caso in cui non si dovesse arrivare all’elezione, la Figc nominerà un commissario straordinario. Oggi l’unico dei tra candidati presenti in Lega era Lorenzo Casini (Capo di Gabinetto del Ministero della Cultura) esponente della cordata che fa capo al presidente della Lazio Claudio Lotito. Non si sono presentati, invece, Mauro Masi (ex direttore generale della Rai e attuale presidente di Consap) e Lorenzo Bini Smaghi (economista). Proprio sulle candidature di Casini e Masi c’è il rischio di una incompatibilità con i loro incarichi nelle amministrazioni pubbliche. «E’ stata una giornata interlocutoria ma bisogna arrivare ad una soluzione ragionata, con una elezione a larga maggioranza», ha dichiarato il vicepresidente dell’Udinese, Stefano Campoccia, uscendo dagli uffici della Lega dopo la riunione. «L’11 speriamo sia quella giusta», ha aggiunto. «Fiduciosi di chiudere prima del 24? Assolutamente», ha detto ancora Campoccia. Anche perché il tempo stringe e il commissario incombe…