«Guarda, non ci credo che sono passati dieci anni. Non sono ancora riuscito a cancellare il tuo numero dall’agenda.
Non ci riesco con nessuno degli amici che se ne sono andati, figuriamoci con te. Ti penso più adesso di prima, credici». Inizia così il commosso ricordo che il giornalista, disc jockey e scrittore Massimo Cotto dedica sui social a Lucio Dalla nel giorno del decimo anniversario della morte del cantautore bolognese, deceduto il primo marzo del 2012, a causa di un infarto, all’Hotel Plaza di Montreux, cittadina svizzera sede di uno dei festival musicali più importanti al mondo, il Montreux Jazz Festival, dove Dalla si era esibito la sera precedente.
Cotto ripercorre una serie di momenti vissuti con l’amico artista:
«Noi nella tua casa alle Tremiti, io che non smettevo di guardare dalla finestra e tu dicevi: `Mi permetto di farti notare che io sono qui sul divano´ e l’intervista non iniziava mai. Tu che ridevi perché avevo paura di annegare quando siamo usciti in barca. Tu che all’improvviso cominciavi a correre come un pazzo, senza motivo, e poi ti fermavi e poi ricominciavi a correre spalancando le braccia. Quella volta che hai fermato la pioggia in Austria con David Zard, le cene con Michele (Michele Mondella, lo storico press agent e grande amico di Dalla, ndr.) a Roma, i pomeriggi a Bologna a parlare di tutto fuorché di musica, quando ti arrampicavi sui davanzali per sentire l’odore di minestrone per sentirti anche tu parte di una famiglia normale. Quando parlavi di Fangio e della Tosca, di Baggio e Gesù, quando sparavi cazzate a raffica e poi smettevi di colpo, ti sedevi al piano e cantavi Ayrton o Caruso e si fermava il tempo. Ogni volta mi vengono in mente nuovi ricordi. Anche adesso, vedi, penso alla Sera dei miracoli e mi viene da piangere, vaffanculo a te che te ne sei andato. A volte mi sembra di sentire la tua risata nel silenzio. Tu che guardi il mondo per raccontarlo a modo tuo. E ricomincia il canto», conclude Cotto.