di Luigi Sapienza*
A Paternò sembra delinearsi l’ennesimo grossolano tentativo di intervenire su un’opera d’arte di valore non tutelandola ma distruggendola.
In Piazza della Regione, spazio moderno tra i più importanti del grande paese etneo, dal 1972 esiste una fontana, impostata secondo un disegno che potremmo definire neorazionalista, di grande valore estetico, che da molti anni versa in uno stato pietoso. Invece di prodigarsi per un necessario restauro di tipo conservativo, il comune paternese pare voler procedere con quella che definisce come una “riconfigurazione” dell’opera, ovverosia la demolizione integrale della vasca e di altre parti in cemento armato (sorreggenti pannelli musivi di altissimo livello, opere di Francesco Contrafatto, ed un gruppo bronzeo altrettanto rilevante, di Domenico Tudisco), trasformando di fatto la fontana in un monumento asciutto e rivisitato.
Va subito espresso il totale rifiuto di un simile approccio: come ho tante volte già ribadito in altri interventi, un’operazione di tutela e restauro di una qualsiasi opera d’arte non può mai consistere in una sua “riconfigurazione”, in quanto riconfigurare un prodotto artistico significa inevitabilmente ‘strammarlo’, alterarne completamente l’impianto e l’estetica d’origine, producendo nei fatti la dissoluzione e l’immiserimento dell’opera stessa.
È inaccettabile che il Comune di Paternò possa anche solo immaginare di procedere in questo senso su un monumento che dovrebbe invece custodire come un prezioso tesoro, trattandosi di una fontana che, proprio per la peculiare strutturazione delle sue parti in cemento e per l’organicità del gioco d’acqua, di luci e delle sculture, rappresenta un unicum in Sicilia (e non solo). Per di più, il paese di Paternò, proprio in materia di fontane, dovrebbe dimostrare particolare sensibilità, dal momento che ne possiede altre, anche queste significative, originali e in pessimo stato (quella sita in piazza S. Francesco di Paola, dedicata al Dio Simeto, e quella moderna a vasche digradanti (anni ’70) posta entro il cortile del moderno municipio). L’idea di stravolgere l’impianto originario della fontana di Piazza della Regione è irricevibile: quell’opera va senz’altro restaurata, ma lasciandone intatto il progetto estetico e compositivo e ripristinando impianto idrico ed elettrico. Sono banali scuse quelle addotte dall’amministrazione rispetto a problemi quali “l’acqua pesante” o la “manutenzione del cemento”.
Se un bene artistico merita cure e rispetto, soldi, energie e soluzioni tecniche ad hoc per risolvere questi problemi si trovano. Sulla questione si è espresso felicemente domenica scorsa il presidente dell’Archeoclub di Paternò, architetto Francesco Finocchiaro, che ha perciò tutto il mio appoggio. Si fermi quindi immediatamente questo tentativo di rozza manipolazione di una fontana monumentale che meriterebbe invece massimo rispetto e spirito di conservazione.
* Luigi Sapienza è nato a Catania nel 1984. Dopo la laurea in Lettere Moderne, ha conseguito il Diploma Accademico di II livello in Pedagogia e Didattica dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia (2007-2010) e successivamente la Laurea Magistrale in Storia dell’Arte e Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Catania (2010-2013). Ha fatto parte della delegazione FAI Giovani di Catania (2016-2019).
Ha approfondito la sua conoscenza storico-artistica con approfonditi e sistematici sopralluoghi di studio in tutte le principali città d’arte italiane, e ha studiato in particolare Venezia, Milano e Catania. E’ occupato nello studio di varie tipologie artistiche, tra cui nello specifico delle fontane monumentali. Sin da bambino coltiva anche alcune attività creative, in particolare la scultura con impiego di materiali eterogenei.