A Catania, in Sicilia, si realizza l’ennesimo sacrificio per lo stato di diritto.
È quanto sostengono in una nota Antonio Coniglio e Sabrina Renna, componenti del consiglio direttivo di ‘Nessuno tocchi Caino’.
Il sindaco, Salvo Pogliese, – si legge – viene sospeso dalle sue funzioni per effetto della “Severino”:
una legge che fa a pezzi ex ante il principio di presunzione di innocenza. Un amministratore, sulla base di una sentenza non ancora passata in giudicato, deve lasciare l’incarico che gli hanno consegnato migliaia di elettori, nella ipocrisia patente e manifesta di tenere peraltro in piedi la giunta che ha nominato e che a lui è legata da un rapporto fiduciario. Lo scacco matto alla presunzione di innocenza individuale diventa poi razzia del destino delle comunità, essendo violato di fatto il libero corso democratico, nel nome della prevenzione, della igienizzazione e sterilizzazione della società. Questa legge è una cattiva legge – nata nella temperie di un populismo pangiustizialista che è riuscito a far peggio finanche di alcuni pessimi strumenti del diritto penale classico – per l’abrogazione della quale, in sede referendaria, i cittadini saranno chiamati alle urne in primavera.
A Catania, succede però una cosa ancora più singolare.
È la prefettura, evidentemente legittimata dai pareri legali nella scelta, a invadere il terreno che fisiologicamente sarebbe proprio della giurisdizione. Un procedimento di natura giurisdizionale non viene dunque concluso da un giudice – lo stesso che si era rivolto alla Corte Costituzionale – ma da un intendente del governo. Un cerchio di natura giurisdizionale si conclude fuori dai confini della giurisdizione. In Italia, è l’intendente del governo che esercita evidentemente in molti casi lo “ius primae noctis”, e si confonde impietosamente il terreno della giurisdizione e quello amministrativo.
“Con Nessuno tocchi Caino, – proseguono Coniglio e Renna – abbiamo di recente pubblicato “prevenire è peggio che punire”. Vale questa riflessione anche per il “caso Catania”. Aver invaso un procedimento giurisdizionale con un atto di natura amministrativa è un fatto su cui riflettere. Del quale – si spera – si renderà conto pubblicamente per ricostruire l’iter giuridico che conduce alla scelta. Dove c’è strage di diritto, c’è sempre il rischio dietro l’angolo che ci sia strage di persone. Catania rimane senza un sindaco, ex abrupto, brutalmente. A Catania intanto “prevenire”, sulla base della Severino, ha significato punire. A esser espropriata, tirando le somme, è la democrazia”.