Il Dizionario del Buonsenso, la Speranza ha sempre un volto e tanti nomi: quella vera si fa carne, opera e cammino

Il Dizionario del Buonsenso, la Speranza ha sempre un volto e tanti nomi: quella vera si fa carne, opera e cammino

Non possiamo non parlare di Speranza in questo momento duro e fragile della storia: a sperare siamo stati in tanti e tante cose, puntualmente, ci hanno deluso.

E menomale. Non possiamo accontentarci, infatti, di piccole speranze, di angoli di stabilità e serenità. Siamo fatti per una Speranza tutta intera, chiamati a sognare sogni già realizzati, promesse mantenute, tramonti sempre spettacolari. Eppure abbiamo lo stramaledetto vizio di accontentarci: un poco di pace, un poco di tranquillità, un poco di felicità. E così finiamo per perderla, la Speranza. Ci basta uno scossone, una precarietà, una insoddisfazione, per ricadere in abisso peggiore di quello in cui eravamo già. E non parliamo se poi il problema è su scala mondiale: a quel punto ci perdiamo quasi definitivamente, ci terrorizziamo

Cadiamo in errori di cui poi pagheremo il conto.

Ma la Speranza spesso ci raggiunge ugualmente, inaspettatamente, senza nessun merito da parte nostra. Ha sempre un volto, delle mani sporche di vita, la Speranza, ha molti nomi, tanti quanti sono gli uomini e le donne che ci vengono incontro perché a loro volta sono stati salvati dalla Speranza e ora sentono il bisogno impellente di farsene strumento.

Un po’ di tempo fa un mio giovane alunno mi confidò di avere molta paura la notte, credeva di poter morire come il padre, all’improvviso.

Anche i fratelli del padre avevano avuto la stessa sorte. Nemmeno sapeva, per la purezza e la semplicità dei suoi anni, che quei tremori, il battito aumentato, il dolore al petto avessero un nome: attacchi di panico, ansia. Glielo spiegò il suo medico. Ma a lui sembrava davvero di morire. Quante belle parole poter dire in questi casi, quanto coraggio poter augurare. Ma non funziona così la Speranza, quella vera si fa carne, opera, cammino,
Proposi di andare insieme dal cardiologo, di verificare che non ci fosse nessuna anomalia nel suo giovane cuore affaticato sì ma da un troppo prematuro dolore. E la Speranza divenne così compagno, nulla di più, ma neanche nulla di meno.
Oggi, guardandolo accanto alla sua fidanzata, credo di aver fatto la scelta giusta, rischiando anche un poco (il ‘prof’ che accompagna l’alunno dal medico anziché incoraggiarlo e demandare tutto ad altri). In effetti non era compito mio, mi sarei potuto giustificare benissimo. Ma non funziona così la Speranza.

Riguardo l'autore Mirko Trovato

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