L’Italia potrebbe aver raggiunto ieri il picco dei contagi da SarS-CoV2, con un valore medio dell’incidenza di circa 2.200 casi a settimana per 100.000 abitanti.
Ma, se la percentuale di posti occupati da pazienti Covid nei reparti di area non critica sembra essere stabile al 29%, in un giorno è aumentata in 14 regioni. Intanto nelle ultime 24 ore, secondo i dati del Ministero della Salute, i nuovi contagi registrati sono 228.179 (con il ricalcolo la Puglia ha comunicato 12.414 nuovi casi, i restanti 16.175 sono riconteggi di casi diagnosticati con tampone antigenico del primo gennaio). Il totale dei nuovi contagi di oggi è 212.004. Ieri erano stati 83.403, ma il dato come ogni lunedì risentiva del ridotto numero dei test: ieri sono stati 1.481.349, tra tamponi molecolari e antigenici, mentre lunedì 541.298. Nell’ultima giornata l’aumento riguarda anche le vittime: sono 434, mentre ieri erano state 287. Tuttavia anche per quanto riguarda i decessi ci sono state delle aggiunte, la Siclia infatti ha riconteggiato il numero dei morti riportando solo oggi quelli di alcuni giorni fa.
Il bollettino del ministero riporta inoltre che gli attualmente positivi in Italia sono 2.562.156, con un incremento di 6.878 nelle ultime 24 ore. Dall’inizio della pandemia i casi totali sono 9.018.425 mentre i decessi sono 141.825. I dimessi e i guariti sono invece 6.314.444, con un incremento di 220.811 rispetto a ieri.
Il tasso di positività è al 15,4%, come ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 1.715 , ossia 2 in meno nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 150. I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 19.448, quindi 160 in più rispetto a ieri.
Tuttavia saranno i dati dei prossimi giorni a fornire un quadro più preciso della situazione dell’epidemia, osservano gli esperti.
Sul raffreddamento della curva dei contagi bisognerà aspettare gli effetti quantitativi (ritardati) delle attività correlate ai saldi e della riapertura delle scuole, come sottolinea l’analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo M.Picone, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).
Una conferma indiretta della probabile inversione di tendenza arriva dal Piemonte, dove per la prima volta dopo 115 giorni la presenza di Covid cala nelle acque reflue. Le analisi di Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientali) indicano un trend in discesa sia nel depuratore di Torino che in quelli degli altri tre quadranti, Novara, Cuneo e Alessandria. La variante principale si conferma Omicron.
Secondo l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco «abbiamo raggiunto il picco della pandemia dopo la Befana, ne stiamo uscendo, lo penso proprio. E il mese prossimo questa situazione non ci sarà più». « Non voglio fare previsioni troppo ottimistiche – ha aggiunto – ma credo che in primavera potremo fare i conti con una situazione nuova, con la popolazione in gran parte vaccinata oppure entrata in contatto col virus». Dello stesso avvisto Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri secondo il quale « versosimilmente abbiamo toccato il picco e assisteremo a breve ad una decrescita dei casi che potrebbe portare ad una nuova modifica delle misure per allentare la presa».
I dati di Agenas intanto mostrano che al 17 gennaio la percentuale di posti occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica è salita in 14 regioni: Abruzzo (30%), Calabria (42%), Friuli (31%), Lazio (28%), Liguria (40%), Lombardia (35%), Marche (28%), Molise (14%), Bolzano (19%), Trento (26%), Puglia (22%), Sicilia (36%), Toscana (26%) e Veneto (26%). È invece in calo in Val d’Aosta (con -17% torna al 52%) e Basilicata (25%). Stabile in Campania (29%), Emilia Romagna (27%), Piemonte (30%), Sardegna (15%), Umbria (33%). Superano quindi il 30%: Calabria, Friuli, Liguria, Lombardia, Sicilia, Val d’Aosta, Umbria.