La strada per il Colle resta in salita per la politica.
Oggi il presidente della Camera, Roberto Fico, comunicherà la data dell’inizio delle votazioni per eleggere il nuovo capo dello Stato, ma i partiti ancora non hanno trovato né una strategia comune né un nome su cui far convergere un consenso largo. Le manovre di avvicinamento, però, non mancano. Come quelle della Lega e del suo leader, Matteo Salvini, che non abbandona l’idea di riunire attorno a un tavolo i leader delle forze politiche, prima di incontrare nuovamente gli storici alleati FI e FdI. Fonti del Carroccio spiegano che il segretario sta lavorando «riservatamente» per organizzare un incontro che porti all’appuntamento con la votazione condividendo «quantomeno un metodo» di lavoro comune.
L’idea, però, non scalda i cuori al Nazareno.
«Riservatamente o meno, finché il centrodestra non scioglierà il nodo Berlusconi è evidente che è tutto congelato», fanno sapere fonti del Partito democratico. Spiegando che il tema ancora una volta è lo stesso: «Ad oggi Lega, Forza Italia e FdI hanno già un candidato, ed è Silvio Berlusconi». Dunque, è «difficile fare una trattativa con chi ha già deciso» chi sostenere per il Colle. L’unica porticina che i dem lasciano aperta per attivare un canale di dialogo passa da una scelta netta: perché se il nome su cui il centrodestra punta le proprie fiches non fosse Berlusconi, «o quantomeno non fosse così fino in fondo», allora questo «va chiarito». Senza fronzoli o giri di parole. La risposta di via Bellerio non si fa attendere: «Mentre Letta mette veti e perde tempo, la Lega lavora per fare veloce e perché tutti siano coinvolti, nessuno escluso, per una scelta così importante per tutti gli italiani».
Rimanendo in casa Pd, al di là di Salvini, il «passaggio cruciale» per il Colle resta la riunione congiunta dei gruppi parlamentari Pd con la Direzione nazionale, in programma per il prossimo 13 gennaio. Il segretario, Enrico Letta, vuole definire con i suoi linea e metodo, da condividere poi con gli alleati dell’area giallorossa, o progressista che dir si voglia. I contatti con i leader di M5S e Leu, Giuseppe Conte e Roberto Speranza, sono frequenti, anche perché si tratta di profili politici che hanno ormai acquisito una certa «consuetudine». Ma, spiegano ancora dal Partito democratico, anche se l’incontro fra i tre ovviamente sarà organizzato nei prossimi giorni, al momento non è stata ancora definita una data precisa.
Tempo che potrà essere sfruttato dal Movimento 5 Stelle per chiarire al proprio interno le idee sul da farsi. Ad oggi, infatti, il partito di Conte è un rebus, nella partita del Quirinale. Il gruppo parlamentare più corposo del Parlamento non ha ancora una linea da spendere nelle votazioni per la scelta del nuovo presidente della Repubblica, che molto probabilmente sarà scelta in una riunione congiunta di deputati e senatori verso metà gennaio. O almeno è questa l’aspettativa delle truppe, che all’ex `avvocato del popolo´ hanno fatto capire chiaramente di voler essere coinvolti nelle decisioni che contano. Allo stato attuale, però, la situazione se non proprio in stallo, è quantomeno in un difficile `work in progress´. La mela è spaccata in tre: da un lato ci sono i parlamentari vicini al leader e al nuovo corso che seguono la linea di eleggere una donna al Colle (anche se nomi non ne filtrano). Dall’altro, invece, c’è un pezzo consistente di truppe che vorrebbe puntare tutte le fiches su un secondo mandato di Sergio Mattarella. Infine, c’è un piccolo gruppetto che resta alla finestra per capire quali saranno le evoluzioni in vista di una probabile uscita dal Movimento. Perlomeno su un punto la maggioranza dei Cinquestelle sembra avere un comune denominatore: Mario Draghi non deve spostarsi da Palazzo Chigi.
Che poi è la linea del Cavaliere, determinato a giocarsi tutte le carte che ha nel mazzo per coronare il sogno di salire al Palazzo dei Papi come padrone di casa. Per l’uomo di Arcore il rientro a Roma è fissato dopo l’Epifania, ma nella sua agenda non risultano incontri o appuntamenti, né con la coalizione di centrodestra né tantomeno con altri leader politici. E anche questo è un segnale da tenere da conto.