La variante Omicron, spesso accostata a sintomi covid più lievi, appare meno pericolosa per i polmoni secondo 3 studi indipendenti: uno condotto in Giappone, un altro a Cambridge (Uk), e l’ultimo a Hong Kong.
Tutti e tre suggeriscono la stessa conclusione: il nuovo mutante mostrerebbe una “ridotta infettività” delle cellule polmonari.
A citare i tre lavori è lo scienziato Eric Topol, direttore dello Scripps Research Translational Institute, su Twitter. Lo studio britannico e quello di Honk Kong si basano su test di laboratorio in vitro, quello giapponese è un lavoro condotto in vivo su modelli animali.
“Quando Sars-CoV-2 si è evoluto in Omicron – osserva Topol – la trasmissione e la fuga immunitaria hanno raggiunto nuovi livelli. Fortunatamente, 3 studi indipendenti da laboratori al top, incluso uno condotto su un modello in vivo ben considerato, mostrano tutti una ridotta infettività polmonare rispetto a Delta”, riassume.
Perché questo è importante? Perché, spiega lo scienziato, “si aggiunge potenzialmente al muro immunitario costruito da vaccinazioni, richiami e infezioni precedenti, il fatto che il virus stesso possa essere meno patogeno”.
I risultati degli studi si inseriscono in un quadro in cui si tendono ad evidenziare sintomi covid più leggeri associati a Omicron. La variante, che appare più contagiosa di Delta, sembra caratterizzata da tempi di incubazione ridotti e dalla capacità di bucare parzialmente il vaccino. L’infezione può provocare conseguenze simili ad un malanno stagionale nei soggetti vaccinati, con una durata relativamente breve, in particolare se è stata somministrata anche la terza dose.
La nuova variante, alla ribalta da circa un mese, viene associata essenzialmente a cinque sintomi riconducibili ad una forma lieve di covid secondo anche la mappa è stata elaborata sulla base dei casi tracciati a Londra tra ottobre e dicembre: i sintomi più comuni riportati e archiviati dall’app ZOE COVID sono stati naso che cola, mal di testa, stanchezza con dolori muscolari, starnuti e mal di gola. Rispetto alla versione ‘tradizionale’ del covid, associato in particolare alla variante Delta, mancano segnalazioni alla perdita di olfatto e gusto, sintomi ‘spia’ della malattia nelle precedenti ondate.