Il caso Anthony Bivona, stavolta, si riapre davvero.
Il Tribunale di competenza per i reati commessi o sofferti da cittadini italiani all’estero, la Procura di Roma, infatti, ha autorizzato l’autopsia, che permetterà di accertare le cause della morte – finora rimaste oscure – del 24enne adranita, avvenuta lo scorso 18 luglio a Darmstadt, in Germania, quando il corpo viene ritrovato senza vita sulle scale della sua abitazione. Il legale della famiglia, avv. Francesco Messina, nel corso della conferenza stampa indetta per questo pomeriggio, ha comunicato che domani – nel cimitero di Adrano – ci sarà la estumulazione intorno alle ore 12.00. Sarà eseguita da una ditta privata locale, subito dopo la salma sarà trasferita all’ospedale Cannizzaro di Catania, dove sarà effettuata l’autopsia.
“L’autopsia è il segnale di boa attraverso il quale passa la verità”, ha dichiarato l’avv. Messina. L’esame è stato disposto in rogatoria dalla Procura di Roma – nella persona del dott. Colaiocco – sulla base dell’esposto presentato dal legale della famiglia, il quale ha parlato di “atto d’urgenza” per un caso che si caratterizza a tutti gli effetti come un ‘cold case’, ovvero di un caso penale che non è stato risolto nella sua interezza.
Si tratta di una procedura che, nel caso desse l’esito individuato dalla famiglia Bivona, darà coerenza alla conclusione tratta, che non è la medesima alla quale sono arrivate le autorità tedesche. In tal caso, ha dichiarato l’avvocato, “sarà soltanto l’inizio del percorso giudiziario che porterà all’individuazione della reale causa del decesso e dell’eventuale colpevole”.
Il legale ha aggiunto che “la scaturigine potrebbe anche coincidere con il movente”, vale a dire con l’incidente avvenuto la sera del 17 dicembre con la macchina di Anthony, guidata da Ilayda, la fidanzata. L’avvocato ha spiegato che in Germania, attualmente, vi è un’inchiesta parallela che “vive di continui e improvvisi stop”, passata ad altri inquirenti, in quanto potrebbero esserci delle parti “fin troppo coinvolte” nella vicenda. Gli elementi in possesso della famiglia e dal legale sono vari, tra i quali anche delle fotografie che differiscono rispetto a quelle scattate dalla polizia tedesca al momento dell’accaduto.
Alla conferenza stampa era presente anche la famiglia del giovane 24enne, i genitori e le sorelle. Tutti soddisfatti per questo primo passo, per “qualcosa che sembrava impossibile” e che sta, invece, conducendo ad una visione più chiara di ciò che è accaduto. Tra il 28 e il 29 dicembre prossimo, il corpo di Anthony Bivona farà ritorno al cimitero di Adrano. “Dobbiamo arrivare alla verità, viviamo in un ergastolo di dolore da quando è morto nostro fratello”, hanno affermato le sorelle. Per quanto riguarda l’esito dell’autopsia, bisognerà aspettare le dovute e approfondite verifiche, che possibilmente includeranno anche eventuali esami tossicologici e tac di varie.
Le autorità tedesche avevano riaperto le indagini a novembre, in seguito alle pressioni della famiglia Bivona, la quale ha da subito fiutato le anomalie che caratterizzano la vicenda. Il caso era stato subito archiviato come suicidio, senza alcuna autopsia, senza battere possibili piste alternative, senza ascoltare gli altri testimoni oculari e senza accertamenti sulla verosimiglianza del movente.
Dal rapporto della polizia emerge che il giovane si sarebbe impiccato con una cintura di plastica, apposta alla ringhiera delle scale. Tuttavia, la sorella Mary, giunta all’obitorio, si accorge non solo della presenza di graffi sulla fronte – che ricorda bene egli non aveva quella sera, quando avviene l’ultima videochiamata tra i due -, ma anche dell’assenza dei segni tipici dell’impiccagione sul volto del fratello. Relazione delle autorità, indagini e dichiarazioni non coinciderebbero.
Vi sarebbero, difatti, delle incongruenze tra la versione fornita dalla fidanzata di Anthony, Ilayda e uno dei vicini, Mohamed. A destare ancor di più i sospetti della famiglia sono gli elementi messi a verbale dalla polizia tedesca, ovvero il fatto che Anthony fosse senza salario regolare e che facesse uso di droga e alcol, causa, quest’ultima, al quale attribuiscono il ritiro della patente – la famiglia smentisce, il motivo sarebbe stato l’eccesso di velocità. Lo stesso datore di lavoro scredita tali tesi, aggiungendo che il 24enne aveva recentemente firmato un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il caso ha suscitato anche l’interesse del deputato alla Camera e capogruppo M5S in commissione Giustizia Eugenio Saitta e l’on. Michele Sodano, i quali hanno presentato due interrogazioni parlamentari per chiedere un intervento al ministro degli Esteri Luigi Di Maio.