Lo stupido (e bocciato) galateo linguistico dell’Unione Europea: viva il Natale, viva Maria e la nostra storia

Lo stupido (e bocciato) galateo linguistico dell’Unione Europea: viva il Natale, viva Maria e la nostra storia

Adesso è Natale, anzi no.

Lo stupido (e bocciato) galateo linguistico dell’Unione Europea: viva il Natale, viva Maria e la nostra storiaNon si è ancora capito cosa farà l’Unione Europea in relazione ai presunti suggerimenti (ritirati dopo le polemiche suscitate), sull’opportunità di augurare buon Natale o meglio buone feste. Ci sarebbe un po’ da ridere. La notizia è quasi tragicomica. In pratica il “suggeritore” europeo, consiglierebbe di usare un galateo linguistico tale da non disturbare la sensibilità di alcuni cittadini (anche europei). Pare, secondo questa teoria, che chiamare i propri figli Giovanni e Maria potrebbe turbare la suscettibilità di cittadini abituati ad altri nomi, magari afferenti ad altre culture. Persino il Natale, la parola Natale, potrebbe essere oggetto di discriminazione. Insomma sull’onda del politicamente corretto – forse – cominciamo a superare i limiti di guardia.

Come dire che la festa di Halloween andrebbe evitata perché lesiva dell’identità siciliana.

Questa intolleranza alla diversità, ma ancora di più alla propria identità, imbarazza. Sempre di più ci avviciniamo a quella soglia oltre la quale dobbiamo essere uniformati, seriali, industrializzati. Questo tentativo di governare ogni processo diventa invadenza culturale. Appellarsi alla tolleranza, all’inclusione, alla condivisione è senza dubbio ragionevole ma pretendere la modifica di usi e costumi per legge, fa paura.
Allora visto che siamo nel periodo delle feste di Santa Barbara, evitiamo di fare la processione, perché non prevista dal regolamento UE. Oppure la si può fare ma solo all’interno di un preciso protocollo approvato dalla UE. Scherziamo, ma qualcuno ci sta già lavorando come fu per la “pizza” e tanti altri prodotti della qualità enogastronomica italiana.
Abbiamo delle radici, abbiamo secoli di storia e di tradizioni. Mettiamoci al lavoro per valorizzarle, non certo per uniformarle alle feste planetarie. Siamo famosi per questo, la ricchezza delle tradizioni.

«Io festeggio il Natale e tu? Allora buon Natale anche a te».

Lo stupido (e bocciato) galateo linguistico dell’Unione Europea: viva il Natale, viva Maria e la nostra storiaPotrebbe essere una possibile conversazione tra due uomini di culture diverse. Se sono in un posto dove prevale una cultura diversa dalla mia non mi offendo se mi augurano buone cose in nome di un “dio” diverso dal mio. Per nulla. Se una donna si chiama Fatima, Salomè Abramo ecc. non sono turbato fino a chiedere una raccomandazione UE. Oggi più che mai, nel tempo della globalizzazione, dove ognuno prende a prestito da ogni parte del mondo la sua nuova dotazione culturale, in questo tempo, qualcuno cerca di indirizzarci verso un unico pensiero. Così non va!

Dietro ogni nome c’è una storia.

Ogni termine ha un significato etimologico, ogni nome ha una ragione di esistere e per questo è attribuito a un nascituro. Si resta senza parole a pensare che un genitore debba scegliere dalla lista approvata dalla UE. Oppure incontrare il vicino di casa evitando di augurare buona Pasqua, buon Natale e buona festa del patrono. E per evitare l’imbarazzo limitarsi informalmente a un “buone” …. e basta (magari il resto lo completa il nostro fortunato interlocutore a sua scelta).

Lo stupido (e bocciato) galateo linguistico dell’Unione Europea: viva il Natale, viva Maria e la nostra storiaNon si tratta solo di rivendicare le proprie origini o di sentirsi a casa, qui la questione è più grave. La necessità di uniformare le differenze culturali a ogni costo. Tutti uguali. L’esasperazione del concetto di standard. Questa ossessiva lotta verso la cultura Cristiana sembra la stessa che i Cristiani hanno combattuto tra il IV e il VI secolo in tutto il Mediterraneo (compresa l’Europa) contro il pensiero divergente e multi laterale che qualcuno chiamò “paganesimo”.
Dietro l’espressione “un solo Dio” si nascondeva una dichiarazione più pericolosa, “un solo pensiero”.

Dopo aver preso atto di questa anomalia (uniformità al Cristianesimo) che oggi esorcizziamo e critichiamo, finiamo per riproporla in chiave laica. Sentiamo, quindi, l’esigenza di censurare la storia di una comunità o di alcune in particolare. Sembra una specie di risarcimento danni per le stupidate del passato (vedi crociate). Inclusione, integrazione, non significa nascondere la propria fede o le proprie tradizioni ma rispettare quella degli altri. Allora diciamola tutta. A lavorare andiamoci solo da lunedì a giovedì, la UE consigli di non lavorare venerdì per gli Islamici, sabato per gli Ebrei e speriamo anche la domenica per i Cristiani. Che ne dite?

Che poi, una delle ragioni per cui molti turisti viaggiano nel mondo, è proprio la ricerca di nuove tradizioni culturali.

Lo stupido (e bocciato) galateo linguistico dell’Unione Europea: viva il Natale, viva Maria e la nostra storiaUno svedese viene in Sicilia per vedere la famosissima festa di Santa Barbara e cosa trova? Nulla, una festa piccina, dentro una piccola sacrestia per evitare di essere poco delicati con una parte della comunità locale che professa un’altra religione. Ma vedi che figura che si farebbe con lo sfortunato turista svedese. Sono matti quelli che vanno in Islanda per provare la pizza, o peggio ancora quelli che vanno a Napoli per provare la Pizza Europea, realizzata secondo i regolamenti UE. Insomma nomi, feste, cibo e vino lasciatelo in pace, voi dei regolamenti UE.

Oppure devo pensare male? Che le uniche feste e nomi possibili sono quelli riconosciuti dalle multinazionali? Che bello il nome di Maria, solenne quello di Giovanni, e scusatemi se insisto, buon Natale. Buona Luce, Buone feste, ognuno si esprima secondo la propria cultura, secondo le proprie usanze, secondo la propria lingua. Perché il luogo, gli dei, la lingua e la storia sono l’essenza della nostra cultura. Sono la ricchezza dell’umanità, la linfa vitale della nostra esistenza. Cultura che non deve essere imposta ma condivisa per libera scelta.

Il modello New York forse è emblematico, dentro la Grande Mela c’è una rappresentanza di ogni cultura: ispanica, italiana, orientale e così via. Tutto convive e spostarsi da un quartiere all’altro è come fare un viaggio intorno alla terra. Poi ci sono i luoghi speciali che tali devono restare, come l’Italia o la multi culturale Europa. Ma con serenità, senza forzature da nessuna delle parti. Buona Festa di Santa Barbara.

Lo stupido (e bocciato) galateo linguistico dell’Unione Europea: viva il Natale, viva Maria e la nostra storia

Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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