Ridotte in appello a 16 anni di carcere le condanne di Antonino Barbagallo, 44 anni, e Samuele Cannavò, 23 anni, ritenuti gli autori dell’omicidio Emanuele Pasquale Di Cavolo, 33 anni, detto “Saddam” trovato cadavere in una galleria, lungo la statale 288 in territorio di Ramacca il 20 gennaio del 2018, non distante dalla diga di Ogliastro.
In primo grado, giudicati con rito abbreviato, erano stati condannati entrambi a 30 anni di carcere.
La sentenza era arrivata il 5 novembre dello scorso anno. A distanza di un anno la Corte d’Assise d’Appello ha riformulato la condanna a 16 anni di reclusione sia per Barbagallo che per Cannavò.
Una sentenza frutto dell’accordo tra pubblica accusa e il collegio difensivo dei due imputati (composto dagli avvocati Giovanni Avila, Vittorio Lo Presti, Massimo D’Urso) che ha portato all’esclusione delle aggravanti. Barbagallo e Cannavò sono ritenuti dalla Procura elementi vicino al clan “Morabito-Rapisarda”, quest’ultimo legato ai “Laudani” di Catania.
I carabinieri nel corso delle indagini hanno accertato rapporti di frequentazione tra la vittima e i due autori dell’omicidio. Le indagini hanno consentito di ricostruire gli ultimi giorni di vita della vittima.
Di Cavolo sarebbe stato ucciso perché ritenuto inaffidabile, per la sua abitudine di parlare troppo e di mettere in giro voci denigratorie nei confronti di altri componenti del clan. Per la Procura, Di Cavolo sarebbe stato un componente del clan Rapisarda. Da qui sarebbe scaturita la decisione di eliminare il giovane, portandolo in una località distante dal luogo di origine.
La vittima sarebbe stato dapprima raggiunta da un colpo di pistola esploso da Cannavò (il quale ammise le proprie responsabilità) per poi essere colpito con reiterati colpi di pietra, al punto da renderne irriconoscibili i tratti somatici.