Libri, il ritorno di Cristo e il grande segreto di Siracusa nel romanzo “Il tempio dell’attesa” di Gianni Bonina

Libri, il ritorno di Cristo e il grande segreto di Siracusa nel romanzo “Il tempio dell’attesa” di Gianni Bonina

Ai lati dell’altare maggiore del duomo di Siracusa campeggiano due affreschi che in qualche modo contrastano con le statue di Pietro e Paolo poste all’ingresso della chiesa come fraterni dioscuri: raffigurano uno Paolo che predica ai siracusani e l’altro Pietro che ad Antiochia saluta Marciano diretto a Siracusa come primo vescovo dell’Occidente.

Il punto di contrasto è nella tradizione cattolica, che associa due momenti in contraddizione fra loro, perché ricorda la sosta di tre giorni di Paolo nella prima città cristiana a ovest della Palestina senza dire nulla di un evento che parrebbe scontato: la visita d’obbligo che Paolo dovrebbe rendere al vescovo della città. Perché manca al dovere e alla gioia, peraltro giustificati dalla prolifica evangelizzazione di Marciano? Il motivo è solo nella guerra scoppiata al Concilio di Gerusalemme con Pietro in seguito alla quale giura che non metterà piede in alcuna terra dove sia passato un seguace di Cefa, cosa che fa a Siracusa solo perché la nave mercantile che lo porta da Malta a Roma è costretta a farvi scalo? O c’è un’altra verità, in forza della quale è possibile ipotizzare che Paolo non sia nemmeno sceso dalla nave, anche perché in stato di detenzione e certamente nell’impossibilità di andare fino a Solarino e nelle Catacombe siracusane scortato dai soldati che sono invece incaricati di condurlo a Roma perché venga processato proprio per la sua predicazione cristiana?

Non è questa che una delle numerose questioni sollevate da Gianni Bonina, giornalista e scrittore siciliano, nel romanzo Il tempio dell’attesa (Bertoni, pp. 343, euro 18), il secondo della “trilogia della fede” dopo I sette giorni di Allah sull’islamismo e il prossimo Gli altari di Ibla sul paganesimo. Bonina racconta una storia d’invenzione e nello stesso tempo rifà la Storia del cristianesimo interrogando le fonti canoniche e le sacre scritture. Si chiede il significato dell’allarme lanciato nel 1974 da Paolo VI circa il rischio che la Chiesa muoia per emorragia di credenti, il senso di quanto nel 1956 scrive il giovane Ratzinger sulla Chiesa bipartita di Ticonio, fatta di bene e di male, la portata delle sue dimissioni da papa e dell’elezione al soglio pontificio di Bergoglio, chiedendosi se non sia stata una decisione divina intesa a sostituire il teologo dotto con il pastore popolare capace di rilanciare il progetto ecumenico in vista di un evento che Ratzinger stesso giudica vicino, l’arrivo cioè dell’Anticristo e la necessità per la Chiesa di opporgli il katechon per l’ultima sfida prima della fine dei giorni. L’avvicendamento si ha nel 2013, uno anno che sin dal Vecchio testamento troppe volte ricorre nella vita della Chiesa, anche come somma di calcoli offerti dalle Scritture, per essere casuale e non indicare la più grande attesa dell’umanità: la parusia, il ritorno di Cristo sulla Terra.

Il romanzo prende le mosse proprio da un ritorno, anzi una riapparizione: quella del professore Accardo, dato per scomparso nell’attentato alle Torri gemelle e nel 2013 riconosciuto a Barcellona nelle vesti di un barbone da un suo assistente venuto per un convegno. Tornato in albergo, l’ex assistente trova una busta con tredici racconti che, per lo stile, crede gli siano stati recapitati proprio da Accardo. Tutti i racconti riguardano il tema dell’attesa, quella per esempio che a Barcellona scandisce il completamento della Sagrada Familia.

Quando Accardo viene trovato assassinato, l’ex assistente, aiutato da un collega anch’egli docente, si ritrova i soli racconti per ricostruire la vita del professore scomparso e poi ucciso, intraprendendo un viaggio nei saperi biblici, nei misteri del cristianesimo e nelle testimonianze storiche e artistiche di Barcellona e poi di Siracusa, seguendo alcuni codici che i racconti contengono, quasi volessero indicare una pista per arrivare a una verità sconvolgente, capace di minare la Rivelazione e la stessa Chiesa. Una verità che nel romanzo non si traduce nella solita trovata esoterica ma si fonda sulla realtà storica, le Scritture anche apocifre, la ricostruzione degli eventi testamentari, come il viaggio di Paolo a Siracusa, la presenza di toponimi come “La Maddalena”, che designano luoghi tutt’oggi così chiamati a Siracusa e a nord della Sardegna nella direttrice diretta a Marsiglia, meta della fuga della Maddalena e degli scampati di Gerusalemme su un barcone risospinto da un vento, l’euroaquilone, che è lo stesso a dirottare trent’anni dopo a Malta la nave su cui viaggiano Paolo e Luca.

L’attesa che la Sagrada Familia sia terminata è uguale, nell’apprensione dei barcellonesi, a quella che da secoli i siracusani vivono aspettando le spoglie della loro patrona, Santa Lucia, ma è anche l’attesa del ritorno di Cristo. I due docenti capiscono che i due stati di attesa sono in qualche modo legati e mentre si trovano a indagare sulla morte di Accardo finiscono catapultati nel vortice del mistero più grande, scoprendo che proprio a causa di esso il loro professore è scomparso, poi è ricomparso e infine è stato ucciso. Scoprono anche, scrutinando le sacre scritture e soprattutto gli Atti degli apostoli, che a Siracusa si nasconde il più incredibile segreto dell’umanità, ma vi giungono dopo vere peripezie che involgono inattese chiavi di lettura, dal Seppellimento di Santa Lucia di Caravaggio al busto di marmo di Santa Lucia, da Platone e la sua “Settima lettera” ai siracusani ad Archimede e alla sua scoperta della quadratura del cerchio, dal duomo della Madonna del piviere al santuario della Madonna delle lacrime, dalla chiesa di San Tommaso chiusa al culto alla chiesa del Pantheon intitolata a San Tommaso, dai Cavalieri di Malta sbarcati nel 1529 a Siracusa alla quantità di Ordini cavallereschi tutt’oggi presenti nella provincia aretusea.

Il romanzo di Bonina va compreso nel genere sapienziale ed enigmatico frequentato da Umberto Eco e Dan Brown, ma si distingue perché postula un elemento ucronico che pone in discussione la versione storica e ufficiale dei fatti, anche di tipo religioso. La domanda che l’autore si fa è se le cose sono andate come ce le raccontano o è necessaria qualche correzione. La storia la scrivono sempre i vincitori e in materia di fede gli autori sono i dottori della Chiesa e i concili che hanno stabilito quali sono i testi sacri e quali quelli falsi e bugiardi come dèi pagani. Ma dopo il ritrovamento dei Rotoli del Mar Morto e soprattutto dei papiri di Nag Hammadi, verità nascoste e sepolte, concepite in ambito gnostico, stanno venendo in superficie costringendo a fare nuovi conti con la tradizione cattolica. Ma Bonina non si serve delle recenti acquisizioni testuali per suggerire una controstoria del cristianesimo che trova sostegno proprio nella tradizione, meglio nelle sue pieghe e nelle sue contraddizioni. Pur sotto la specie del romanzo, Il tempio dell’attesa va visto dunque come un contributo non alla revisione ma alla miglior comprensione delle stesse fonti, nell’opportunità di superare lo sbarramento del dogma dell’infallibilità della Chiesa e della sua dottrina e di accogliere con maggiore attenzione e grado alcuni testi apocrifi che raccontano storie diverse e forse degne di essere ascoltate.

Riguardo l'autore Patrizia Danzé

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