Teatro, al ‘Canovaccio’ di Catania in scena gli ‘Amabili mostri’: tutto il male che c’è dentro di noi

Teatro, al ‘Canovaccio’ di Catania in scena gli ‘Amabili mostri’: tutto il male che c’è dentro di noi

Il teatro del Canovaccio di Catania ha ripreso la sua attività con una stagione innovativa.

Si è cominciato nella serata di Halloween, con una produzione dello stesso Teatro del Canovaccio, Amabili mostri, con Valeria La Bua e Davide Toscano (adattamento e regia degli stessi). La pièce è stata riproposta dopo il successo di questa estate quando fu presentata all’interno della rassegna La forza del teatro.

La notte di Halloween evoca il passaggio dalle tenebre della notte alla luce del giorno di Ognissanti:

Teatro, al ‘Canovaccio’ di Catania in scena gli ‘Amabili mostri’: tutto il male che c’è dentro di noiin tutte le tradizioni nordiche, celtiche, anglosassoni e oggi anche nostre, questa festa è quella che ha a che fare con l’ignoto, il mistero, le nostre paure più grandi e le rappresentazioni fisiche che a queste diamo. E’ la notte dei fantasmi, delle creature dell’orrore, degli zombi, dei mostri di ogni tipo.

Proprio di mostri parla il testo di Valeria La Bua e di Davide Toscano, un pezzo di teatro di narrazione che attraversa la genesi letteraria dei più conosciuti “mostri” nati dalla fantasia di autori che hanno scavato le profondità più inquiete e irrazionali dell’animo umano, le hanno portate alla luce e hanno dato corpo al male più profondo che c’è in ognuno di noi.

Filo conduttore di questa narrazione è l’idea che sia la mente umana e solo questa a partorire i mostri.

Di questo termine ne chiariscono il significato intrinseco, etimologico, dal verbo latino monēre, ammonire, insegnare, rendere manifesto. Quindi manifestazione esterna di ciò che di orribile sta all’interno e anche del limite che c’è nelle cose e nelle creature.

Si comincia con il racconto del 1815,

L’uomo della sabbia, o Sabbiolino, di Hoffmann, dove l’autore descrive con tocchi magistrali la regressione psicologica che riporta in vita gli incubi infantili del protagonista, inoltrandosi negli aspetti più reconditi e contorti della psiche umana e nelle manifestazioni oniriche dell’inconscio.

Si procede poi con la ricostruzione di come nacque l’idea della terribile Creatura inventata da Mary Shelley nel romanzo, celeberrimo, Frankenstein, e della genesi del Vampiro nel romanzo di John William Polidori.

Siamo sempre nello stesso anno, quello che nella pièce viene chiamato l’anno senza estate, 1815, nel contesto della letteratura romantica inglese, quando nasce, appunto la passione per il gotico, l’esoterismo, la magia, l’ignoto.

In questo excursus affascinante il tema di fondo che viene sottolineato è che i veri mostri sono fra noi, sono dentro di noi e per questo ne abbiamo tutti così paura. Una paura innata, fortissima nell’infanzia quando tutto si amplifica, ma che non ci abbandona mai, che ci fa temere del buio, ci fa perlustrare armadi e angoli della casa, sotto il letto, e che ci spinge a rintanarci sotto la coperta, protezione “invalicabile e sicura”.

Alcuni inserti musicali accompagnano la narrazione a due voci, intensa in alcuni punti, leggera e ironica in altri.
Molto gradevole la performance, in tema perfetto con la serata.

Loredana Pitino

Riguardo l'autore Loredana Pitino

Mater, magistra, mulier. Cresciuta dentro il Teatro Bellini che considerava il suo personale parco giochi. Appassionata di teatro e cinema, un tempo aspirante attrice, affamata di tutto quello che è arte e rappresentazione perché la vita è teatro e possiamo capirla solo con la lente della finzione. Docente maieutica. Malinconica come Pessoa, sognatrice come Fellini, cinica come Flaiano. Sempre in cammino, sempre senza meta. Illuminista, prof-letaria.

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