Un universo di 163 tra società a partecipazione diretta, enti e organismi strumentali che complessivamente conta 6.997 dipendenti.
È il Gap (Gruppo amministrazione pubblica) della Regione Siciliana, l’insieme di enti e organismi finanziati da Palazzo d’Orleans che garantiscono, o dovrebbero garantire, servizi all’amministrazione regionale. Si tratta di 71 enti strumentali, controllati o partecipati della Regione, come i Consorzi bonifica, 24 organismi strumentali, come l’Irfis, 13 società a partecipazione diretta di Palazzo d’Orleans e 55 organismi in liquidazione (otto società e 47 enti): realtà con bilanci quasi sempre in rosso. A scattare la fotografia di un sistema di amministrazione parallelo a quello della Regione è stato il deputato del Movimento cinque stele all’Ars, Luigi Sunseri, con un dossier denominato ‘Il lato oscuro della Regione’, che fornisce cifre e dati sugli sprechi delle Partecipate e degli enti regionali. “Un lavoro di un anno – ha affermato Sunseri nel corso di una conferenza stampa in remoto -. Siamo davanti a una seconda porzione di vita della Regione Siciliana: tantissimi enti e società piene di dipendenti e con tantissime irregolarità”. Sunseri ha ricordato che la Sicilia “è la Regione con più enti e società rispetto alle altre in Italia e da qui – ha rimarcato – si determina quella montagna di nomine che permette alla politica di gestire il potere sui territori senza attuare mai la tanto agognata razionalizzazione della spesa”. Il costo annuo dei soli dipendenti delle Partecipate regionali è pari a 235 milioni di euro. “Un sistema marcio e da scardinare assolutamente – ha continuato Sunseri – e che serve soltanto per distribuire nomine nei vari Cda ai partiti e creare consenso, a danno delle casse della Regione”.
Diversi gli sprechi e le situazioni paradossali descritte nel dossier presentato dal Movimento cinque stelle di Palazzo dei Normanni, come il caso della Società interporti siciliani, costruita per realizzare le infrastrutture di Termini Imerese (Palermo) e Catania “ma in 25 anni di vita – ha ricordato Sunseri – non ha raggiunto il suo scopo sociale perché a Termini non c’è nulla e a Catania l’interporto non è perfettamente funzionante”. La società è stata ricapitalizzata con 2,5 milioni di euro dal governo regionale e vede quattro degli ultimi cinque bilanci, dal 2014 al 2019, in perdita. Tra le società a partecipazione diretta della Regione Sunseri ha citato poi l’Airgest, nata nel 1992 per gestire l’aeroporto di Trapani-Birgi “e in perenne perdita con continue ricapitalizzazioni”. Il bilancio del 2018 si era chiuso con oltre cinque milioni di euro in negativo, quello del 2019 con perdite pari a 4,2 milioni. Nello studio trova posto anche l’Ast, Azienda siciliana trasporti, che ha 36 milioni di euro di debiti verso le banche e 12 verso i fornitori. I debiti di tipo tributario ammontano a 24 milioni di euro, quelli verso l’Inps e il personale a nove. All’Ast, inoltre, tre degli ultimi cinque bilanci, dal 2015 al 2019, sono stati chiusi in perdita. C’è poi Sicilia digitale, che fornisce servizi strumentali di carattere informatico e telematico alal Regione.
“Qui avvengono assunzioni in maniera costante attraverso agenzie interinali – ha sottolineato Sunseri – e due bilanci su cinque, dal 2015 al 2019, sono stati chiusi in negativo. La società ha un credito di 92,5 milioni con la Regione che però, a sua volta, si rivolge ad altre società per l’affidamento dei servizi”. Nella giungla degli enti che contribuiscono a scavare un buco sempre più profondo nei conti della Regione c’è anche la società Maas (Mercati agro alimentari Sicilia), costituita nel 1989 per la gestione dei mercati all’ingrosso, con bilanci in rosso dal 2016 al 2019: l’ultimo è stato chiuso con un milione e 168mila euro di perdite. Nel lungo elenco anche il Parco scientifico e tecnologico della Sicilia: “Dovrebbe svolgere attività di promozione e sviluppo di progetti di ricerca con tre dipendenti e lo scorso hanno ha ottenuto una ricapitalizzazione di 500mila euro ma cosa faccia non l’ho ancora capito – ha allargato le braccia Sunseri – e anche in questo caso cinque dei sei ultimi bilanci sono in perdita”.
Nel panorama non manca l’Esa (Ente sviluppo agricolo), “un mostro per grandezza, importanza e sintomo di decadenza della Regione – ha rimarcato Sunseri -, nato nel 1965 e con un censimento dei beni mai fatto”. L’Esa gode di un contributo annuale di oltre 22 milioni di euro. Il libro nero degli sprechi illustrato dai Cinquestelle passa ai raggi X anche l’Irvo (Istituto regionale per il vino e l’olio: qui su 61 dipendenti 18 sono dirigenti e le spese per il personale arrivano a 4,5 milioni di euro, mentre il contributo annuale ricevuto dalla Regione è di oltre cinque milioni annui. Anche in questo casi i bilanci sono sempre in perdita. In rassegna anche l’istituto zootecnico della Sicilia, che nasce per il miglioramento genetico ma che vede progetti fermi al 2008, e l’Istituto per l’incremento ippico in Sicilia, con la tanto contestata tenuta di Ambelia voluta dal governatore Musumeci: da 2018 al 2021 ha ricevuto contributi per sette milioni di euro. C’è poi il capitolo degli undici Consorzi di bonifica, che nel 2020 hanno pesato per oltre 52 milioni di euro sul bilancio della Regione: La riforma in questo settore è bloccata e invece serve”, ha sottolineato Sunseri.
Ferme le procedure di liquidazione, che al momento riguardano sette società e 37 enti, con un costo annuo di 372mila euro tra organi amministrativi e commissari liquidatori. Il caso più eclatante è quello dei Consorzi Asi, che nel 2012 furono mandati in soffitta con l’arrivo dell’Irsap ma che sono ancora in liquidazione, così come dal 2009 lo sonio le venti Aziende di soggiorno e turismo e l’Eas (Ente acquedotti siciliani). “La verità è che il governo Musumeci ha dimostrato di non essere interessato a sanare il bilancio della Regione e preferisce continuare a dirigere e ad amministrare queste società che in quest’ultimo anno vedranno una serie di nomine dal sapore elettorale – ha concluso Sunseri -. Esiste un grosso pezzo di questa Regione che deve e può migliorare nell’efficienza e nella sua organizzazione, ma per farlo occorre tagliare e mettere amministratori che siano capaci di imprimere una svolta e chiudere i bilanci in attivo”.