La partita a scacchi è già cominciata. Il campo di gara pronto. Gli schieramenti quasi tutti definiti o comunque se ne cominciano a vedere le forme. La politica è una cosa seria.
Due modelli politici contrapposti, diversi: da una parte l’uscente e dall’altra lo sfidante. Che poi vedremo se sarà l’unico sfidante. Forse per il giusto esercizio della democrazia, sarebbe auspicabile che ci siano più proposte, oltre quella che si è già palesata.
Al netto dei soliti scetticismi iniziali, quelli di pancia; al netto delle ovvie reazioni del sindaco uscente (il silenzio è una reazione), la novità è “Insieme””, un nuovo programma per governare la città. Qualcuno lo ha liquidato semplicisticamente come “quelli contro Naso” ma questa stessa definizione è portatrice di una precisa ideologia e di un preciso programma, oltre che rappresentare il segno di un malessere collettivo ormai diffuso e spesso silente.
Se da una parte lo slogan del sindaco uscente è stato “presente” declinato in ogni forma, in qualche caso persino troppo invadente (lauree, funerali, battesimi, inaugurazioni, ecc.) dall’altro lo slogan della proposta “alternativa” è “insieme” e proprio sull’analisi e la comparazione di questi termini andrebbe fatta una riflessione. Perché proprio il linguaggio comunicativo è indicativo per comprendere l’essenza della politica locale.
Entrambe le proposte si presentano come “civiche” ma quella del sindaco uscente è sostenuta (da sempre) dai grandi nomi della politica regionale e nazionale con una ibridazione tra destra e sinistra mai compresa dalla gente semplice: La Russa, Barbagallo, Lombardo, Sammartino, Pogliese, Villari (altri?) compreso i tanti cespugli provinciali che direttamente o indirettamente hanno sostenuto la Giunta Municipale di Naso. Quella degli sfidanti si presenta civica, forse isolata dai circuiti istituzionali della politica in giacca e cravatta ma questo potrebbe essere il lato positivo. In pratica i poteri forti a sostenere l’attuale governo della città e dall’altra una proposta più inclusiva e partecipata che vuole coinvolgere la gente.
Il progetto Naso all’inizio – quattro anni fa – era stato presentato diversamente e a dire il vero – il civismo popolare – era la linea tracciata nei primi mesi di sindacatura; poi il “presente sempre” è diventato isolamento, presenzialismo, con la conseguente delega della cosa pubblica nelle mani di quella macchina amministrativa comunale, che è stata nella sostanza il tallone di Achille della città per tutti i sindaci che si sono misurati con il governo comunale. Tante le attenuanti per i sindaci e per gli impiegati di buona volontà: poco personale, poca formazione, isolamento, rendite di posizioni consolidate, lobby, scarse risorse strumentali, locali fatiscenti, poche entrate, scarsa capacità di programmazione e la pandemia ha fatto il resto.
Il vantaggio degli sfidanti è che non avendo governato in questi anni non sono oggetto di giudizio popolare, ma nello stesso tempo il sindaco uscente può farsi forte del fatto che ha una visibilità istituzionale e la possibilità di decidere su scelte che determinano fidelizzazioni utili per la possibile riconferma. Entrambi dovranno lavorare per il nodo più delicato: la ristrutturazione della macchina amministrativa, ma entrambi ne parleranno solo dopo la conclusione delle competizioni come da tradizione. Certamente i modelli proposti sono allegoricamente riconducibili allo scontro epico tra i tiranni persiani e l’alleanza ellenica. Oriente contro occidente, tirannide contro democrazia. Serse contro Leonida.
Gli uomini e le donne rappresentano i progetti, questo è un criterio di scelta che sarà determinante per capire verso dove guardare. Rappresentativi, competenti, visionari e operativi. I due modelli si dovranno confrontare in questo senso. Ad oggi il sindaco uscente è rimasto incastrato dal dover rispettare equilibri consiliari (ai rappresentanti della politica nazionale e regionale) e non ha potuto sviluppare al meglio il suo programma. Tra gli effetti di questo fenomeno la desertificazione della classe dirigente in politica. Pochi in città conoscono i nomi degli attuali assessori, almeno non di tutti, rimane inspiegabile il perché non si è voluto fare un salto di qualità. Come un Minotauro, il sindaco ha divorato la scena politica, inghiottito l’intera giunta. Lo sfidante dovrà dimostrare di essere diverso se vuole ribaltare questo paradigma.
Le regole d’ingaggio sono una criticità. Educarsi al confronto argomentativo una necessità. Il gruppo “insieme” dovrà sapere ascoltare e definire delle sintesi politiche invece che aggredire, diffamare e deridere osteggiando con arroganza la propria presenza. La misura della bontà della compagine si misura anche su questo terreno e il silenzio di molti in città è paura e non condivisione. Argomentare e non urlare. Sui temi, sulle questioni, senza avere paura di dissentire. Una questione di civiltà che se non esercitata ci fa sprofondare nell’isolamento politico.
La comunicazione in politica, deve raccontare alla gente. Sapranno le due squadre rappresentare le loro idee? Sarà determinante la scelta del giusto linguaggio. La capillarità della narrazione. La capacità di entusiasmare e non di terrorizzare con l’espressione “o con me o contro di me”. Anche se queste saranno elezioni dove non saranno tollerate le indecisioni, i volta gabbana e i furbetti che vogliono stare su due sponde del “fiume” Simeto per non rischiare.
Il contributo della politica regionale e nazionale non può essere quella tradizionale. La politica deve permettere agli schieramenti di costruire in piena libertà il progetto civico, senza vendere la comunità sull’altare delle elezioni regionali dell’ottobre del 2022.
Ora veniamo ai nomi. Naso? E se invece di ricandidarsi si volesse misurare alle regionali? Sarebbe una buona soluzione per non rischiare alle comunali. Magari aprendo alla candidatura di Francesca Coluccio o di Andrea Lo Farò? (Candidati di alto livello) Sarebbe il vero colpo di scena e forse la mossa giusta per scombinare il campo di gara. Con la popolarità che ha in dote – il sindaco uscente – potrebbe trovare il tiro giusto per sbaragliare le previsioni e proporre un colpo di scena determinante e chissà che non ci stia già pensando.
Lo sfidante? Insieme per Paternò vuole costruire una candidatura alternativa, più condivisa e rappresentativa, sostenuta dalle idee che saranno sviluppate nei prossimi mesi. Sono tanti i potenziali candidati e tutti partono con pari dignità ai nastri di partenza. Una donna? Una figura di alto profilo? Qualche nome? Maria Grazia Pannitteri, Agata Marzola, Claudia Flammia o un nome misterioso di donna di altissimo profilo pubblico, ma qui nessuno vuole sbilanciarsi. Oppure Anthony Distefano (sarebbe la giusta rivincita), Alfio Virgolini, Antonello Sinatra, Michele Milazzo, Sante Chinnici, Giuseppe Rapisarda, Salvatore Bordonaro, Giuseppe Lo Presti, Orazio Palumbo o Paolo Di Caro. Ci sarebbero altri nomi ma il profilo uscirà dopo un ampio dibattito senza escludere nessuna ipotesi. Insieme per Paternò ha più frecce al suo arco.
Siamo pronti per il fischio d’inizio, a breve le convocazioni; serve entusiasmo per entrambi gli schieramenti ma serve rigore morale ed etico. Serve indossare una sola maglia, essere costruttori e non detrattori e puntare sui temi da affrontare, la gente non vuole più presenze sui social ma problemi risolti. La costruzione degli stati generali sono il primo banco di prova per capire se siamo maturi, per andare oltre il recinto del villaggio, per diventare città. La costruzione dei temi politici e dei nodi strategici è essenziale per rinascere; meno sono le aggressioni e gli slogan. Allora meglio l’alleanza delle idee di matrice greca o la tirannide del semi-Dio di origine persiana?
Che i due schieramenti facciano scendere in campo i migliori campioni per argomentare, evitando i tifosi, i paraboliani, le striscianti eminenze grigie e i leoni della testiera sui social. Argomentare le idee, chiare e concrete. La politica regionale sia incubatrice di democrazia e non usi come un grande magazzino di voti la città. Ma il deserto che si è determinato negli ultimi decenni rischia di restituire solo le carcasse di un grande impero, illusione di una stagione. Spazio ai coraggiosi, a quelli che sanno rischiare e ascoltare. La libertà di espressione culturale e politica è il prerequisito per costruire una nuova esperienza di governo e questo vale per entrambi gli schieramenti in campo. Perché Sparta e Atene, pur diverse e nemiche, si uniscono quando il pericolo persiano è alle porte della civiltà e mette a rischio la tenuta della democrazia.