Il presidente francese Macron ha avuto il coraggio di applicare ciò che già aveva fatto Israele.
Sui treni, al ristorante, agli eventi va solo chi ha il Green pass.
In una notte un milione di persone sono corse a prenotare l’appuntamento per i vaccini.
Condivide questo modello? “Sì, è sicuramente una scelta giusta. Dovremmo farlo anche in Italia, non chieda a me perché ancora non siamo partiti, io a Speranza l’ho detto tante volte. Pensiamo alle discoteche: se concedessimo ai locali di aprire per i clienti con il Green pass, vedrà che avremmo la corsa di chi ha tra i 18 e i 40 anni a vaccinarsi”.
Lo sottolinea Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, in un’intervista a ‘Il Messaggero’.
“Il Green pass, sia chiaro, da noi non deve servire per bar e ristoranti, salvo che i nostri contagi non dovessero raggiungere numeri simili a quelli britannici – aggiunge – A quel punto no alle chiusure, ma Green pass, per tutto, ristoranti compresi, così non sei costretto a chiudere. In sintesi: il Green pass due mesi fa era un mezzo per riaprire prima, quando Italia era gialla o arancione. Oggi è un mezzo per non tornare indietro quando i contagi saranno più elevati”. Sileri è tra i sostenitori di una applicazione reale del green pass, perché ad oggi in Italia è stato scaricato da 26 milioni di italiani.
“Lo dissi un mese e mezzo fa: la doppia dose funziona con la variante Delta, allora perché non applichiamo sul serio il green pass – – ricorda -rendendolo uno strumento utile per partecipare a eventi, per riaprire le discoteche, i teatri, per evitare la quarantena. Da noi non ha senso nei ristoranti, semmai può essere un’arma per mantenerli aperti qualora vi fosse un forte incremento dei casi”.
Sottosegretario, l’Italia tratta i vaccinati come i non vaccinati. Non sorprende che sia vasta la platea di chi ancora non si è prenotato.
“Questo non ha proprio senso – avverte Sileri – Io lo sto ripetendo da mesi, ho raccolto la testimonianza di un collega medico, che ha concluso da tempo il percorso vaccinale, eppure siccome ha avuto la sfortuna di trovarsi vicino a un positivo, ha dovuto isolarsi in quarantena. Ma che senso ha? Ecco, anche questo sarebbe un incentivo a vaccinarsi: nessuna quarantena per chi è vaccinato”. Molte persone vaccinate chiedono: ma è possibile che dobbiamo richiuderci in casa per proteggere una minoranza di over 60 che si ostina a non vaccinarsi? “Capisco questo argomento. Io penso che anche il sistema dei parametri vada rivisto, nel giro di una o due settimane – osserva Sileri – Non dico che vada per forza reso più morbido, ma dobbiamo tenere conto di due nuovi fattori: le vaccinazioni e la diffusione della variante Delta. Prima di tutto dobbiamo capire se i contagi che stiamo registrando in questi giorni manderanno in difficoltà il sistema sanitario. Pare ormai evidente che entro la fine del mese avremo 10mila casi al giorno. Cresceranno anche i ricoveri ora che una parte consistente della popolazione è stata immunizzata? Dobbiamo capirlo. Però i parametri vanno cambiati. Dovremo aumentare l’importanza del tasso di riempimento degli ospedali.
Quello è ciò che conta veramente” Torniamo alla domanda iniziale: Israele lo aveva già fatto, ora tocca alla Francia. Per fare ripartire i rispettivi Paesi hanno introdotto l’uso generalizzato del Green pass in ristoranti, mezzi di trasporto, eventi. A Ibiza, dove l’industria delle discoteche è la più importante al mondo, i gestori hanno detto alle autorità: noi siamo pronti ad aprire ma a una condizione, se entrano solo i vaccinati. In Italia tutto tace. Perché? “A maggio avevo proposto di diffondere l’uso del Green pass. Perché ancora non sia stato fatto non lo so, chiedetelo al ministro Speranza”, conclude.