Abbiamo aspettato tanto, sofferto e sperato.
Abbiamo gioito straripando nelle piazze come impazziti. Una voglia enorme di normalità, di riscatto, di rilancio, verso un nuovo futuro.
Il calcio nel nostro Paese non è solo uno sport ma una filosofia di vita, una religione, forse una delle poche ragioni di patriottismo. Possiamo litigare su tutto ma sulla nazionale di calcio il tempo si ferma, le ostilità rinviate, destra e sinistra riconciliati e ogni politico ha già il suo post pronto da condividere sui social per festeggiare e celebrare l’italianità. Il momento è arrivato. Italia e Inghilterra si contenderanno la Coppa Europa di calcio nella finale di Wembley a Londra, il tempio mondiale di uno sport fantastico e leggendario.
Austria, Belgio e Spagna per l’Italia. Germania, Ucraina e Danimarca per l’Inghilterra. Sono le avversarie che hanno dovuto battere le due finaliste per potersi incontrare la sera dell’11 luglio, quello stesso 11 luglio del 1982 che ci ha visti alzare la coppa del mondo a Madrid.
Si perché almeno su questo noi italiani siamo tra i primi al mondo per liturgie propiziatorie di tipo sportivo e gli esperti nazionali del settore, sono a caccia di segni augurali e coincidenze a cui aggrapparsi per sperare nella vittoria. Non vorrei sbagliarmi ma anche la vecchia Inghilterra è impegnata sullo stesso fronte con le stesse modalità, tutti alla ricerca dell’augurio risolutivo. Il calcio ci rende tutti uguali e per questo più simpatici.
Ma questa partita, non è solo una partita di calcio.
Sotto sotto c’è dell’altro. Il mondo politico europeo – non era mai successo – comincia a fare dichiarazioni degne degli ultras della curva sud. In testa a tutti la nostra cara Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, che tiferà Italia. A seguire i capi di stato tedeschi e francesi, che volevano persino che la finale non si giocasse a Londra e per finire il ct della nazionale spagnola, Luis Enrique.
Sergio Mattarella come nel 1982 fece Sandro Pertini, volerà a Londra per sostenere la squadra italiana e Leonardo Bonucci ringrazia. L’uscita del Regno Unito dall’Unione europea (Brexit) ha procurato “sassolini nelle scarpe” che qualcuno vuole risolvere con una partita. Che poi questa rivalità tra Europa (Francia, Germania, Spagna, Italia) e Inghilterra, pare che sia proprio storica e tutto cominciò nel I secolo d.C. con i Romani (Italia) partiti dalla Francia con quattro legioni: l’Augusta, l’Hispana, la Gemina e la Valeria Victrix. Insomma, quella forma primordiale di Europa torna alla conquista della Britannia. Abbiamo un conto aperto e siamo ormai alla resa dei conti.
Allora Boris Johnson – il premier inglese – si mette la maglietta e sfida tutti. Spera di recuperare credibilità e prestigio dall’esito della partita. La Scozia non ci pensa due volte e tifa Italia, ma questo era ovvio. Roberto Mancini diventa l’eroe William Wallace su un tabloid scozzese: “Salvaci, sei la nostra ultima speranza” e questa è la prova finale che non si tratta di una semplice partita di calcio, tra l’Europa con i suoi possibili affiliati e quella nobile e aristocratica nazione che ancora oggi è guidata dalla Regina Elisabetta e che sembra rimasta – nostalgicamente – all’epoca del colonialismo inglese. Insomma gli Inglesi se la tirano e gli altri rosicano, l’Italia (Roma) potrebbe risolvere la questione ancora una volta. Dopo le guerre con le bombe, quelle informatiche e dei mercati, una bella battaglia sul campo verde di calcio ci voleva proprio, per capire chi è la più forte in Europa.
Ma gli inglesi sono i favoriti.
Giocano in casa, hanno la difesa più solida, l’attacco più prolifero, i giocatori più pagati, il campionato nazionale più forte, le squadre più vincenti, gli stadi più belli, le società più ricche e gli arbitri più impressionabili quando gioca lei (vedi rigore all’ultimo minuto con la Danimarca).
Ma l’Italia è l’Italia. Non si arrende, gioca bene, ha gladiatori in squadra con raffinati giocolieri e in queste occasioni si esalta ancora di più. Quindi sarà una partita straordinaria e si confronteranno due scuole di calcio differenti ma tra le più forti al mondo. Vincerà chi avrà più energie, più motivazione e più coraggio.
Il tifo sarà tutto per la padrona di casa ma non possiamo sottovalutare le migliaia di lavoratori italiani che vivono a Londra che saranno allo stadio a sostenere la propria nazionale e che non vedono l’ora di sventolare la bandiera tricolore magari l’indomani, al pub sotto casa. Non vedono l’ora e si percepisce a pelle.
Sono tanti anche gli amici inglesi che vivono in Italia o che si sono innamorati dell’Italia. Cosa dire? Vinca il migliore, vediamo insieme la partita davanti a una buona birra e abbracciamoci alla fine. La magia del calcio è anche questa: avversari ma con rispetto. Certamente le piazze saranno piene, durante e dopo, qualcuno festeggerà e qualcuno meno.
L’unica cosa di cui possiamo essere sicuri è che dal primo pomeriggio prima, si cominceranno tutte le liturgie per rievocare gli dei.
Tutti seduti come per ogni partita, stessa cena, stessi movimenti. Stesse magliette, stesse ritualità. Dall’Inghilterra alla Sicilia tutti buoni a ripetere ogni gesto già celebrato, nei tempi e nei modi che hanno propiziato le vittorie, perché la squadra del cuore vince solo se rimaniamo coerenti alle liturgie. Ricordatelo, se perde è solo colpa vostra. Ovviamente scherzo ma chi non rispetterà questo comandamento non scritto ma obbligatorio? Nessuno, neanche quelli che fanno finta di nulla. Allora vinca veramente la migliore. Quella che ha più motivazione, più fame, più voglia di vincere. Insomma quella più bella, la più creativa, piena di inventiva, quella che ti innamori appena ne vedi le valli e i fiumi, le coste, i vulcani e il suo ricco patrimonio storico di città e di siti archeologici, che ha dato i natali tra l’altro a Michelangelo e Leonardo e che ha un mare e delle spiagge meravigliose.
Ops … ops, nulla di personale, rimango ovviamente obiettivo e super parte. Non ho mica detto viva l’Italia!
(ma che bello, se potessimo festeggiare il “Tuca Tuca” anche stasera, Raffaella ringrazia).