Ergastolo per Alfio Monforte, accusato di avere assassinato nell’ottobre del 2013 ad Adrano Alfredo Maglia.
Il carcere a vita è stato inflitto in primo grado dalla prima sezione della Corte d’Assise di Catania, presieduta da Sebastiano Mignemi.
Il delitto mafioso, secondo la ricostruzione dei giudici, sarebbe avvenuto nel lungo periodo di turbolenze criminali interne al clan di Biancavilla, cominciate con l’omicidio del boss Giuseppe Mazzaglia ‘Fifiddu’ nell’aprile 2010 e protrattesi fino ad anni più recenti. Monforte secondo l’accusa del Pm Andrea Bonomo, avrebbe agito in prima persona per eliminare l’avversario, un tempo sodale con lui nel clan Toscano-Mazzaglia-Tomasello.
Alla base della decisione di eliminare Maglia (l’agguato avvenne nel garage di casa sua), una serie di attriti. In particolare, come aveva anche fatto emergere l’operazione ‘Garden’, il gruppo di Maglia con i nipoti Gioco avevano programmato l’eliminazione di Monforte a Reggio Emilia, dove si era stabilito. Agguato rinviato e mai messo in atto.
Ma le frizioni tra le due fazioni erano diventate sempre più forti, evidenziano via via una certa predominanza di Monforte. Dopo il delitto di Maglia, altri gravi fatti di sangue hanno messo a dura prova inquirenti, polizia e carabinieri a Biancavilla.
La risposta dello Stato non è mancata con blitz e una sfilza di arresti. L’impianto accusatorio della Procura di Catania si è basato anche sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Dario Caruana, Giuseppe Liotta e Graziano Balsamo.
A dare sostegno alla Dda etnea pure le risultanze delle inchieste “Garden”, “Onda d’urto” e “Città blindata”.