“Divieto di vendita di oggetti, souvenir e gadget che richiamano o inneggiano alla mafia”.
E’ l’oggetto dell’ordinanza firmata da Giangiacomo Palazzolo, sindaco di Cinisi, il paese di Peppino Impastato.
Una decisione che vuole essere un segnale preciso e stoppare la commercializzazione di prodotti che sembrano strizzare l’occhio a certi comportamenti mafiosi e che si trovano nelle vetrine e nelle bancarelle di tante città, soprattutto siciliane:
magliette con la faccia del padrino, pupazzetti con lupare, targhe con frasi che richiamano la subcultura di Cosa nostra.
“La storia del Comune di Cinisi – spiega il primo cittadino nell’ordinanza – e’ stata tragicamente caratterizzata dall’orribile presenza del fenomeno mafioso, inteso sia come presenza nel territorio dell’associazione criminale sia come mentalità arcaica contrapposta alla cultura della legalità”.
Il riscatto della Comunità, ricorda Palazzolo, “e’ avvenuto attraverso un graduale cambiamento culturale che ha rilegato la struttura criminale ai margini della vita sociale, economica e politica del paese”.
Ritenuto, tuttavia, che “ancora oggi, persiste il rischio concreto che la subcultura mafiosa possa trovare nuova linfa in atti, comportamenti e atteggiamenti tendenti a creare le condizioni sociali per una rivitalizzazione del fenomeno mafioso” e ravvisato che deve essere “continuamente e fortemente contrastato ogni tipo di atteggiamento, anche di mera indifferenza, nei confronti della mafia, promuovendo iniziative culturali, sociali e amministrative idonee a eliminarne alla radice la capacita’ lesiva del fenomeno mafioso”, si fa divieto nel territorio del Comune di Cinisi di vendere
qualsiasi tipo di oggetto, souvenir, gadget “che inneggi o semplicemente richiami ‘in termini positivi’, in qualunque modo e forma, alla mafia e alla criminalità organizzata in genere”. L’inosservanza dell’ordinanza e’ punita con la sanzione amministrativa pecuniaria da 100 a 500 euro.