Al momento l’azione del governo non risente della guerra interna che va avanti da giorni nel Movimento.
Un ‘big’ pentastellato ammette che l’incontro con il ministro Cartabia è stato rinviato, che la riforma del processo penale calendarizzata per il 23 luglio alla Camera rischia di slittare a dopo l’estate.
Ma sono tante i provvedimenti sui quali i gruppi parlamentari dovranno pronunciarsi da qui alla pausa estiva e il timore nel Movimento 5 stelle è che sarà difficile interloquire con l’esecutivo, “questa fase di debolezza potrebbe penalizzarci non poco, è già capitato con il cashback”, dice la stessa fonte.
Sullo sfondo oltre alla partita sulla giustizia (Salvini accelera sulla raccolta firma sui referendum) e sui provvedimenti economici (a partire dalla riforma del fisco), c’è anche il dossier Rai. Il presidente del Consiglio avrebbe intenzione di aspettare il 7 luglio quando dovrebbe arrivare la scelta dei partiti per il Cda e poi avallerà la scelta dell’Ad (avrebbe già individuato due figure esterne, con un occhio soprattutto sull’aspetto finanziario dell’azienda di viale Mazzini) e del presidente (possibile, spiega una fonte, che sul nome ci sarà un confronto con le forze della maggioranza).
Ma è evidente che i partiti, soprattutto quelli che fanno parte dell’ex fronte rosso-giallo, si stanno interrogando sull’epilogo dello scontro in atto all’interno del Movimento. La rassicurazione arrivata dal Movimento 5 stelle è che non ci saranno in ogni caso ripercussioni ma c’è anche chi ipotizza perfino l’ipotesi di un rimpasto qualora M5s si spaccasse. Uno scenario che non è certo sul tavolo, ma soprattutto gli ex pentastellati come Di Battista insistono sulla necessità che si consideri pure la prospettiva del sostegno all’esecutivo nel dibattito in corso nel Movimento.
Al momento Grillo e Conte non si sono ancora parlati. Resta ancora il muro, anche se i pontieri come Di Maio (ieri è stato un’ora a casa del giurista pugliese) sono al lavoro per evitare spaccature che – questo il ‘refrain’ di chi sta mediando – finirebbe per svantaggiare entrambi gli attori del braccio di ferro.
Il capo politico M5s Crimi ieri sera ha comunicato al garante di aver avviato tutti gli adempimenti allo svolgimento delle votazioni per il comitato direttivo, “individuando modalità e tempistiche per la presentazione delle candidature, per le verifiche dei requisiti e per lo svolgimento della votazione”.
Lo ha fatto tramite un’email ma soprattutto ribadendo che si procederà al voto utilizzando lo strumento di voto messo a disposizione da SkyVote. Non quindi su Rousseau, come richiesto 24 ore fa da Grillo.
Il timore di chi ha preso le posizioni del fondatore M5s è comunque che il voto possa trasformarsi in un flop, con una partecipazione ridotta e candidati che non sarebbero rappresentativi di tutte le anime del Movimento (nei giorni scorsi erano circolate le ipotesi di un passo in avanti di Toninelli, Ruocco e gli ex M5s Morra e Lezzi ma Grillo punta su una sua lista). Il timore nei contiani, invece, è che la formazione di un nuovo partito con la premessa della costituzione di nuovi gruppi, senza per di più potersi forgiare di un simbolo a palazzo Madama (servirebbe la mano tesa di Leu o di Maie), possa essere un percorso accidentato. Occorrerebbe dotarsi di una nuova struttura, avvalersi di finanziamenti, “non basta – spiega un esponente M5s – un programma che punti all’evoluzione del Movimento 5 stelle, in che cosa si differenzierebbe l’offerta per l’elettore?”. Al momento insomma prevalgono le paure, gli interrogativi, i dubbi, l’intenzione di evitare di preparare le valigie e di cercare di tenere compatto tutto il Movimento. Anche la strada della sfiducia al garante sarebbe stata archiviata. Presenterà lo statuto ai parlamentari che glielo hanno chiesto? “Se c’è un invito volentieri, ci mancherebbe, io sono sempre a disposizione dei deputati e senatori”, ha risposto oggi Conte.
E’ partita già una sorta di campagna acquisti interna, anche se si sta portando avanti l’ultimo tentativo per cercare di far incontrare Conte e Grillo, di smussare gli angoli sullo Statuto (i deputati hanno chiesto di vedere le carte) magari prevedendo dei compromessi sui poteri di entrambi. Ma la strada della mediazione, anche dopo la mossa di Crimi, sembra ormai difficilmente percorribile. “Bene l’avvio del procedimento per la votazione, ma si deve votare su Rousseau per evitare possibili ricorsi e annullamenti”, scrive su Facebook la deputata M5S e vice presidente del Copasir, Dieni. I gruppi parlamentari M5S sono in fermento: al momento oltre il 60% sarebbe al fianco dell’ex premier ma sia per i ‘big’ che per i ‘peones’ non sarebbe facile attuare lo strappo. Per quanto riguarda Grillo chi gli ha parlato nelle ultime ore ribadisce il pensiero di quanto spiegato dal fondatore M5S nell’ultimo video.
La situazione di caos resta bloccata e sullo sfondo resta il timore del Pd non tanto sulle amministrative quanto sulla partita del Quirinale. Salvini è tornato a chiedere al centrodestra di federarsi, anche in vista della battaglia sulla giustizia. Nella coalizione prima di chiuderà il dossier delle candidature a Milano e Bologna, poi si aprirà il ‘file’ tra Lega e FI di un regolamento per un coordinamento alle Camere con uno speaker a rotazione. Inutile, invece, sottolineano nell’alleanza porsi la questione della successione a Sergio Mattarella. Secondo un tacito accordo siglato da tempo il primo sul quale si cercherà di puntare è Berlusconi ma non si escludono altre piste, come quella che porta all’ex presidente del Senato Pera o all’attuale seconda carica dello Stato Casellati. Intanto si attende, con lo spettro all’orizzonte di una nuova battaglia legale, la parola fine sulla querelle tra Conte e Grillo.
“Siamo stanchi degli scontri continui, è l’ora di pensare alla politica”, la tesi di chi non vorrebbe una frattura. “Avevamo ragione nel dire che Conte non fosse il miglior presidente del Consiglio per la guida del Paese. Ora è il fondatore dei 5 Stelle, Beppe Grillo, a non ritenerlo adeguato neppure per guidare il movimento”, rincara la dose la presidente dei deputati di Italia Viva, Boschi. “Io dico: caro Letta, abbandona la subalternità al Movimento o a Conte che sono lo stesso tipo di frutto avvelenato e andiamo in mare aperto a cercare voti di riformisti e popolari insieme a chi in Forza Italia, ci sta come la Carfagna e altri, a Sala che sta facendo un gran lavoro nei Verdi”, afferma Calenda all’HuffPost.
“A me basta che il litigio tra Conte e Grillo non rallenti le riforme e non rallenti l’Italia. La Lega è compatta con il Governo Draghi”, dice il segretario della Lega Salvini, “per me hanno torto tutti e due”.