Biancavilla, intitolare a Livatino la palestra del plesso ‘Marconi’: la proposta di 30 cittadini per onorare la memoria del giudice beato

Biancavilla, intitolare a Livatino la palestra del plesso ‘Marconi’: la proposta di 30 cittadini per onorare la memoria del giudice beato

Un gruppo di 30 cittadini di Biancavilla si è fatto promotore di una iniziativa meritoria:

intitolare la nascente palestra del plesso scolastico “Marconi” alla memoria del giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia nel 1990.

La proposta è stata trasmessa oggi, a mezzo pec, all’amministrazione comunale e al dirigente della primo circolo didattico.

Una proposta che arriva proprio nel giorno in cui, nella Cattedrale di Agrigento, Livatino viene proclamato beato, in seguito al riconoscimento del martirio in “odium fidei”, da parte di papa Francesco.

I trenta cittadini si identificano “in un comitato libero e spontaneo, finalizzato esclusivamente al sostegno dell’iniziativa, senza alcun riferimento a gruppi e realtà associative- si legge in un nota stampa- e a qualsivoglia forma di appartenenza se non all’unica possibile: la comunità biancavillese. Inoltre, le adesioni rimangono aperte e gli interessati potranno comunicare la loro volontà di partecipare alla mail: [email protected]”.

Nella lettera inviata al sindaco e al dirigente scolastico il comitato spontaneo di cittadini spiega le ragioni dell’iniziativa: “Livatino è stato tra i primi ad aver individuato lo stretto legame tra mafia e affari, concentrando particolarmente la sua attenzione sulle connessioni tra criminalità e imprese- si legge nella lettera- e come ricorda il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il giudice ha svolto la sua attività con «sobrietà, rigore morale, fermezza e instancabile impegno, convinto di rappresentare lo Stato nella speciale funzione di applicazione della legge», ragion per cui «ricordare la vile uccisione di Rosario Livatino richiama la necessità di resistere alle intimidazioni della mafia opponendosi a logiche compromissorie e all’indifferenza che minano le fondamenta dello stato di diritto”.

Per i proponenti Il giudice Livatino aveva una “visione nobile della giustizia, ispirata anche da un’intima esperienza di fede cristiana. Non a caso, anche per quella coerenza tra la sua fede e il suo impegno professionale, le organizzazioni mafiose lo hanno preso di mira, definendolo, in chiave spregiativa, “santocchio”, ucciso proprio in ‘odium fidei’, come riconosciuto da papa Francesco che, a conclusione del procedimento per la causa di beatificazione, l’ha definito un “santo della porta accanto”.

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