”Preoccupa la variante identificata per la prima volta in Sudafrica (B.1.351). Si è visto in studi di laboratorio che il nostro preparato risponde cinque-sei volte meno rispetto a quanto non faccia contro il virus originale, il Wuhan, o la variante identificata inizialmente in Inghilterra (B.1.17).
Stiamo sperimentando sull’uomo due nuove versioni del vaccino: la prima contiene la sequenza della variante del Sudafrica, la seconda è la combinazione di una sequenza genetica del virus mutato e dell’originale. Si punta a trovare formule multivalenti come per l’antinfluenzale. Una dose contro quattro virus”.
Lo dice al Corriere della Sera Andrea Carfi, capo della ricerca per le malattie infettive dell’americana Moderna, la multinazionale specializzata nella tecnologia dell’Rna messaggero, precisando che ”stiamo lavorando su vaccini polivalenti”.
Merito delle tecnologie moderne, secondo il chimico, che aggiunge che ”per queste versioni modificate siamo riusciti ad avviare i test clinici ad appena 30-35 giorni dall’analisi dei dati che dimostravano quanto il virus identificato in Sudafrica fosse capace di diminuire di almeno cinque volte gli anticorpi neutralizzanti. Insomma ci teniamo pronti. Riguardo quanto possa essere minacciosa la variante indiana, ”lo sapremo la prossima settimana – afferma -dopo aver raccolto i dati.
Noi monitoriamo costantemente e tentiamo di capire in base ai cambiamenti di piccole parti del virus le versioni più pericolose che subito vengono testate in laboratorio.
La variante indiana preoccupa un po’ perché combina due mutazioni già viste in altre varianti”. Quanto agli investimenti, annunciati da Moderna, per tre miliardi di dosi nel 2022, Carfi ”fa notare, da italiano, che gran parte degli investimenti sono per l’Europa. Si è visto che anche nei vaccinati con una doppia dose gli anticorpi neutralizzanti diminuiscono pur restando presenti sei mesi dopo. In più si affacciano varianti in grado di spuntare le armi degli anticorpi.
Quindi è reale la prospettiva di una terza dose di richiamo per il prossimo anno e anche per i successivi. Non è una novità – prosegue Carfi riguardo al fatto che le difese degli anticorpi con il passare dei mesi sarebbero scadute – Succede anche con altri vaccini, come l’anti-influenzale. Altri studi clinici sono in corso. Stiamo per esempio valutando dosaggi più bassi. Anziché 100 microgrammi a inoculazione, come è adesso, si potrebbe scendere a 50 o 20 microgrammi se saranno sufficienti per dare una risposta immunitaria paragonabile a quelle attualmente utilizzate”.
Terza dose per vaccinati e guariti? ”Sì. L’obiettivo è riportare i valori degli anticorpi ai livelli ottenuti dopo essere stati vaccinati al completo o aver avuto l’infezione – spiega Carfi dichiarando di puntare al richiamo con Moderna anche per chi ha ricevuto la doppia dose di AstraZeneca, ”ma bisogna raccogliere altri dati per dimostrare la validità e la sicurezza di vaccinazioni miste”. Sul vaccino pediatrico, infine, ”è stato completato l’arruolamento dei volontari per partire con i test su 12-18enni. Speriamo di avere l’autorizzazione dall’Agenzia americana dei medicinali entro l’estate e di rendere disponibili le fiale prima dell’autunno. A metà marzo è partito lo studio su 6.500 bambini tra sei mesi e undici anni. Contiamo di essere pronti nel 2022”.