“Siamo solo noi” di Vasco Rossi compie 40 anni. Un anniversario che Sony Music Legacy celebra con una speciale edizione da collezione della serie R>PLAY che verrà pubblicata il 18 giugno. Più che un album, un vero e proprio manifesto generazionale che, oltre al capolavoro da cui prende il titolo, contiene brani straordinari come “Ieri ho sgozzato mio figlio”:
“La primavera bussa alle porte
entra dalle finestre
s’infila sotto le gonne delle donne
La primavera mette scompiglio
ieri ho sgozzato mio figlio
è stato uno sbaglio
credevo fosse un coniglio”
o come “Voglio andare al mare”:
“Quest’estate voglio proprio andare al mare
Devo riposare
Quest’estate devo anche riposare
Voglio anche vedere
Le donne bianche diventare nere
Nude… le tette nude
Le voglio toccare
Quest’estate voglio proprio esagerare
Le tocco tutte quante”
A rileggere i testi di queste canzoni potremmo pensare che se venisse pubblicato oggi, probabilmente, sarebbe ritirato dal mercato nel giro di ventiquattr’ore, con Il Blasco accusato di sessismo, razzismo e machismo tossico da parte delle verginelle del politicamente corretto che affollano i social network e le redazioni dei giornali che lo condannerebbero alla ‘damnatio memoriae’.
É l’enorme paradosso in cui ci stiamo cacciando: il sistema che conduce battaglie in nome di ideali “progressisti” ci sta facendo regredire a un clima di censura degno della vecchia Germania dell’Est o dell’attuale Corea del Nord.
Sono passati solo quarant’anni, eppure sembra passato un secolo.
A noi “millennials”, ai quali la Generazione Y sta stretta (figuriamoci quelle che sono venute dopo), a mancarci non sono tanto i camperos, le bandane paisley o gli occhialoni Persol, che ogni tanto vengono riscoperti dai guru della moda. Non sono nemmeno il gelato al puffo, le pennette alla vodka o i film dei Vanzina a far vibrare la nostalgia di un tempo mai vissuto. A mancarci degli anni ’80 è il brivido di vivere in un’Italia esagerata, libera, affamata di denaro e di successo. Un’Italia dove si realizzava ciò che si sognava e a quel punto si tornava a sognare ancora più in grande, dove non c’era tempo per piangersi addosso.
Insomma, un altro Paese. Un Paese rock ’n roll che speriamo sempre possa ritornare. Nell’attesa noi poche anime nostalgiche, noi che Siamo solo noi, ci consoleremo riascoltando i pezzi del Komandante nazionale.