Sono state trasmesse dalla Procura di Trapani ai colleghi di Palermo le carte sull’inchiesta sui dati falsificati sulla pandemia in Sicilia che nei giorni scorsi ha portato all’arresto di Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale del Dipartimento per le attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico e braccio destro dell’ex assessore regionale Ruggero Razza, di Salvatore Cusimano, funzionario regionale, nonché nipote della dirigente Di Liberti, e di Emilio Madonia, dipendente di una ditta che gestisce i flussi informatici dell’assessorato.
Sono accusati di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale.
La gip di Trapani, Caterina Brignone, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, dopo gli interrogatori di garanzia di ieri, si è dichiarata incompetente. Adesso le carte dell’inchiesta passano ai colleghi di Palermo, dove già nelle prossime ore verranno registrati tutti gli atti. Sarà il Procuratore aggiunto Sergio Demontis, come apprende l’Adnkronos, a coordinare l’indagine che potrebbe avere ulteriori sviluppi.
Potrebbero essere emessi altri avvisi di garanzia, dopo quello all’ormai ex assessore Ruggero Razza che, interrogato dai pm, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Così come hanno fatto due degli arrestati, la dirigente Di Liberti e il nipote Salvatore Cusimano, mentre il terzo arrestato, Emilio Madonia, ha risposto solo in parte alle domande della giudice riservandosi di farlo nei prossimi interrogatori.
Secondo la giudice per le indagini preliminari, come ha scritto nella misura cautelare, ci si trova di fronte a “un disegno politico scellerato a cui sembra estraneo il presidente della Regione Musumeci, che anzi – scrive la gip – pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite”.
Nell’inchiesta risultano indagati, oltre a Razza, anche il vice capo di gabinetto dell’assessore Razza, Ferdinando Croce e Mario Palermo, direttore del Servizio 4 del Dipartimento retto da Maria Letizia Di Liberti. Nei giorni scorsi i magistrati hanno disposto l’acquisizione di telefonini, computer, server dell’assessorato che, sembra, abbiano già evidenziato ulteriori irregolarità.
L’inchiesta prosegue adesso a Palermo dove i magistrati vaglieranno le posizioni di altre persone, come quella del commissario per l’emergenza Covid Renato Costa, che avrebbe saputo delle alterazioni dei dati sulla pandemia.