“L’assegno è frutto di una convergenza ampia di proposte e politiche diverse che si sono integrate nella riforma complessiva del Family act. Anziché discuterne la paternità, si tratta ora di evidenziare l’enorme valenza politica, il perché l’abbiamo voluto e che cos’è. E di assumercene tutti, questo sì, la responsabilità”.
Lo afferma Elena Bonetti, ministra per le Pari Opportunità e famiglia, in un’intervista al quotidiano ‘La Repubblica’.
“L’assegno unico e universale è il primo pezzo di un’ampia riforma a servizio delle famiglie, che diventa legge dello Stato. Tutti i nuclei avranno una somma mensile a disposizione di ogni figlio, la cui quantificazione è commisurata al reddito e cresce dal terzo figlio in poi, a prescindere che i genitori siano lavoratori dipendenti, autonomi o incapienti. – ha aggiunto Bonetti – Ma questa, ripeto, è solo la prima delle misure del Family act: alla fine del percorso avremo una visione organica delle politiche familiari su educazione, natalità, sostegno alla genitorialità, lavoro femminile e autonomia dei giovani: con un approccio integrato e non come misure spot e disarticolate”.
“Se ci limitassimo solo all’assegno sbaglieremmo di nuovo strategia: ragion per cui questa misura sta dentro al Family act, agganciata ad altre altrettanto rilevanti. – ha continuato Bonetti – Uno degli elementi chiave della denatalità nel nostro Paese è la correlazione tra la libertà delle donne di poter progettare la loro vita e il pieno accesso al mondo del lavoro, anche integrandolo con l’esperienza della maternità”.
“Nel Family act sono previste la revisione dei congedi parentali per garantirli a tutti i lavoratori, autonomi inclusi; incentivi al lavoro femminile; decontribuzione di quello domestico; possibilità di rendere meno costoso per le imprese assumere le donne. La maternità deve essere considerata un investimento sociale. Sono i dati europei a dirci che laddove aumenta l’occupazione femminile, aumenta anche la natalità”, ha concluso Bonetti.