Adrano, 31 anni fa l’addio a Don Pietro Sicurella: per sempre nel cuore dei Rosariani e della città

Adrano, 31 anni fa l’addio a Don Pietro Sicurella: per sempre nel cuore dei Rosariani e della città

Trentuno anni fa moriva Don Pietro Sicurella, prete adranita che ha legato la sua vita all’Oratorio del Rosario.

Ieri, i ‘Ragazzi del Rosario’ lo hanno ricordato nel corso di una celebrazione eucaristica. Per ricordare l’educatore e uomo di fede adranita il Corriere Etneo ripropone un articolo di Nicola Gurgone – architetto e Rosariano doc – che sottolinea i tratti più importanti di Don Pietro Sicurella.

Tra gli insegnamenti, non detti, ma vissuti insieme al nostro caro Don Pietro Sicurella, noi “ragazzi” Rosariani, che abbiamo avuto la fortuna ed il piacere di essere stati suoi “fratelli minori” nell’età della adolescenza, abbiamo introiettato questo stile di vita:

la Gioia ed il Sorriso quali veicoli di Amicizia e Comunione!
Era molto bello, su tali presupposti, incontrarsi, stare insieme, condividere i vari e molteplici momenti di vita e di esperienza nell’ Oratorio e perchè no anche scontrarsi dialetticamente, quando era necessario!
Il volto solare e sorridente di Padre Pietro (u“parrenu” , come usavamo confidenzialmente chiamarlo noi), era l’interfaccia di ogni relazione con lui!
Egli, sulle orme di quella pedagogia semplice, ma piena di amore per i giovani del sempre presente Padre Antonino La Mela, coglieva ogni buona occasione per creare o stimolare momenti ed esperienze di gioiosa condivisione tra di noi , nell’Oratorio e con il mondo esterno!
Amava partecipare al gioco ed era frequente vederlo scendere nel campetto di calcio a giocare a pallone. Imbrogliava anche un po’, complice la veste talare sotto cui spesso occultava il pallone per mantenere palla, e si produceva in improbabili dribblings alla stessa stregua di una ragazzo tra ragazzi!

Stimolava e curava con particolare interesse e partecipazione la produzione di spettacoli teatrali semplici, spesso farseschi, in cui i ragazzi potessero cimentarsi e confrontarsi con le difficoltà della recitazione, ma, nel contempo, di cui gioire allegramente insieme e gustare i frutti gratificanti: la buona riuscita ed i complimenti del pubblico fatto di ragazzi, parenti ed amici!
Quanti “Massaro Carmelo Trinnaschi” abbiamo messo in scena!!! Il ricordo del bel faccione allegro e divertito di Padre Pietro, alle battute più gustose, è ancora vivo e presente ai miei occhi, così come anche i suoi suggerimenti durante le prove o i consigli per la scelta ottimale dei ragazzi giusti a cui affidare i ruoli piu’ comici.
Una volta ci propose di studiare di nascosto uno spettacolino un pò stucchevole che stavano preparando le ragazze. Subito dopo la loro performance, a sorpresa, ce lo fece riproporre in forma farsesca con noi in abiti femminili, nel ruolo di improbabili donne con tanto di parrucca, cappellini, barbe e baffi compresi! Fu un successone! Dal palco vedevo ridere a crepapelle con le lacrime agli occhi le stesse protagoniste che un attimo prima avevano dato lo spettacolo!

Voleva che cantassimo in ogni circostanza e nelle piu’ svariate occasioni! E sì…! Il canto connota uno stato di serenità interiore e di gioia , non è adatto a chi si piange addosso o vede tutto nero, ecco perchè lui amava tanto il canto di qualunque genere fosse! Cantavamo con impegno e preparazione nelle liturgie ( Don Pietro ci “inoculò” l’idea del canto a piu’ voci ), ma cantavamo anche in gita, cantavamo in campeggio, cantavamo alle scampagnate o andando a trovare i malati!
Io a quei tempi avevo sempre con me la chitarra; era divantata quasi una “prolunga” del mio corpo! Attorno a quelle sei corde ed a me che le facevo risuonare, ruotava un mondo di ragazzi che si univano e dilettavano con il canto! Cantavamo le cose piu’ svariate nelle circostanze piu’ diverse e stavano uniti in allegria!

Mitiche le stornellate di “u ‘ntrallazzu” che ci insegnò Padre Pietro! Erano degli stornelli “personalizzati” che lui costruiva quasi in estemporanea, in cui con ironica, affettuosa e mai malevola presa in giro, metteva allegramente in risalto fatti, connotati o caratteristiche peculiari di questo o di quel ragazzo o ragazza che fosse!!!
Cantavamo col riso sulle labbra la famosa “Canzone dei paesi” anch’essa scritta da lui con la simaptia e l’ironia che gli erano propri, sulle note di un semplice motivetto !
“ Cu è ca veni ‘i furasteri….e a Sicilia voli vidiri…. su a Catania voli stari scecchi motti s’a mangiari ..parapaponzipero parapaponzipo…” questa è la prima strofe che dà l’idea di quanto fosse spassoso il resto!

I campeggi erano vissuti all’insegna del sano divertimento, dello spirito di adattamento, del servizio, dell’allegria, della preghiera, dello stare bene insieme….!
Gli scherzi non si contavano e spesso lui ne era artefice…complice…primo tra tutti a goderne!
Un ricordo, tra i tantissimi, era la sveglia mattutina che spesso Don Pietro usava e che ci metteva di buon umore: a pieno volume, in camerata faceva risuonare una delle scenette comiche di Tuccio Musumeci e Pippo Pattavina, allora molto in voga, tra le risate comuni e le sottolineature dei passaggi più gustosi!!!

Questo stile: l’ottimismo, l’allegria, l’ironia, il buon umore, ci ha “segnati” al punto che una cara amica, moglie di un Rosariano della nostra generazione, diceva tempo fa, che ciò che contraddistingueva in maniera evidente i Rosariani della nostra generazione da altri gruppi parrocchiali era proprio l’unione prodotta da quella sana allegria tutta speciale…!
Molti aneddoti ancora e momenti di allegria e gioia comune potrei raccontare, anzi continuiamo tutt’oggi a raccontarceli tra di noi “ragazzi” del Rosario di un tempo ogni qual volta ne abbiamo l’occasione, ma lo spazio qui è veramente poco: continueremo a custodirli gioiosamente nei nostri cuori nella piena consapevolezza di essere stati fortunati ad averli vissuti con un “fratello maggiore” come Don Pietro Sicurella. Egli con leggerezza ed all’insegna della gioia piu’ semplice, ma profonda, ci portava per mano sotto lo sguardo sempre discreto, presente ed attento del nostro “nonno” Padre Antonino La Mela che viveva con noi in Oratorio, ma principalmente sotto la Sguardo Materno dalla nostra Mamma Celeste, che in Chiesa ci vedeva entrare ed uscire, ci vedeva fare i monelli, ci vedeva gioire, conosceva e conosce tutte le nostre pene e le nostre gioie!
(Nicola Gurgone)

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