Sulla mozione di sfiducia al sindaco di Adrano Angelo D’Agate interviene il prof. Salvo Italia, in rappresentanza del ‘Movimento per Adrano Liberi e forti’.
La mozione di sfiducia, presentata da 15 consiglieri comunali, contro il sindaco di Adrano Angelo D’Agate segna un passaggio importante per la vita sociale della città e per tutta la collettività, specialmente in un periodo difficile e complesso.
Si tratta di un atto di grande responsabilità politica per la sua valenza e le conseguenze che per il suo impatto giuridico determina.
A quasi tre anni dalle elezioni comunali che hanno sancito l’elezione di D’Agate, fare un bilancio della sua sindacatura è quanto meno opportuno. Un bilancio che è facile snocciolare in poco tempo e con poche battute. Fallimentare. Poco e nulla sono stati fatti. Più nulla che poco.
Sfiduciare un sindaco non è un atto che si prende a cuor leggero. Non è un atto che nasce da uno spirito oppositivo e distruttivo. No, esso nasce dalla volontà di ricostruire dopo le macerie provocate da un’amministrazione inerte, passiva, inconcludente. Giungere a sfiduciare il sindaco è un atto d’amore verso la città di Adrano, quando l’inerzia mista a supponenza e presunta autosufficienza dell’amministrazione comunale impediscono di ideare, progettare e realizzare un minimo di iniziative per Adrano.
Certo, quando un’amministrazione al suo nascere debutta dicendo che non ha bisogno del Consiglio comunale per amministrare, essa mostra tutta la sua cecità e mancanza di lungimiranza.
La sfiducia al Sindaco non è rivolta alla sua persona. Egli, anzi, è forse l’unico che in altro contesto politico-amministrativo avrebbe sicuramente dato il proprio contributo alla crescita di Adrano.
La sfiducia è senza se e senza ma alla compagine amministrativa e politica che amministra, o meglio, che non amministra Adrano.
È chiaro che i firmatari della mozione di sfiducia hanno il dovere di indicare nello stesso tempo la rotta e l’alternativa. L’obbligo di essere loro stessi punto promotore di un progetto amministrativo per il futuro. Si sfiducia non per distruggere ma per costruire e per risollevare una città stremata e stanca.
Occorre rammentare che vincere un’elezione è anche facile, amministrare e affrontare i problemi è difficile.
(Salvo Italia)