Nell’operazione “Triade” della Polizia di Stato è stata azzerata la cosca degli Scalisi: 12 sono stati arrestati e rinchiusi in carcere, uno ai domiciliari. Altri due esponenti sono stati raggiunti dalla misure cautelare in carcere in quanto detenuti per altra causa.
Il provvedimento di fermo emesso dalla Procura distrettuale e poi convalidato dal gip è scaturito in seguito a indagini avviate nel mese di marzo dell’anno 2019 ed concluse nel marzo 2021.
Stamattina, nel corso di una conferenza stampa, sono stati illustrati i particolari dell’operazione.
Gli investigatori della polizia hanno accertato che Massimo Neri, detto “Zicchinetta”, già indicato da numerosi collaboratori di giustizia quale esattore delle estorsioni riconducibili al clan Scalisi, ha riorganizzato il gruppo mafioso assumendone il controllo almeno fino alla scarcerazione di Carmelo Scafidi, detto “testa rossa”, a lui subentrato.
Le investigazioni hanno consentito di documentare i costanti rapporti tra Neri e Antonio Luca Jose’ Pappalardo, soprannominato nel clan “pitbull”, ritenuto esponente della frangia territoriale del clan mafioso Laudani, operante nel quartiere popolare “Canalicchio” di Catania, a conferma del rapporto di affiliazione intercorrente tra i due gruppi criminali.
Sono state individuate cinque estorsioni nei confronti di operatori commerciali di Adrano. Ai vertici della cosca vi era pure Salvatore Calcagno, nipote ed effettivo erede del boss Giuseppe Scarvaglieri, attualmente detenuto al regime di 41 bis.
Calcagno, al quale non è stato contestato il reato associativo perché già sottoposto a misura cautelare per lo stesso reato in altro procedimento, risulta essere operativo e fautore delle decisioni più rilevanti sulle dinamiche del sodalizio pur essendo, la sua presenza, discreta e meno visibile rispetto alla componente operativa “di strada”.
Nei due anni d’indagini sono stati registrati particolari momenti di tensione, tra gli appartenenti al clan Scalisi e quelli riconducibili ad un altro gruppo criminale emergente ed operante sul medesimo territorio, culminati nell’esplosione di colpi d’arma da fuoco contro Salvatore Giarrizzo e Francesco Vitanza. Dopo questo fatto, avvenuto il 21 agosto 2019, come documentato dalle immagini degli impianti di video sorveglianza, all’interno di una ex palestra di Adrano si tenne un summit cui partecipavano esponenti del clan Scalisi, del clan Santangelo-Taccuni nonché del clan Laudani di Catania.
La collaborazione con la giustizia di Salvatore Giarrizzo, intrapresa nell’estate del 2020, suscitò un forte disappunto tra gli affiliati, ed in special modo Massimo Neri, tanto da far progettare atti intimidatori nei suoi confronti e della sua famiglia, finalizzati a fargli ritrattare le dichiarazioni rese nei confronti degli ex compagni nonché di appartenenti ad altri sodalizi mafiosi.
La polizia ha anche accertato che il clan aveva organizzato 17 febbraio il danneggiamento di un mezzo adibito alla vendita di panini riconducibile alla famiglia del pentito, a ridosso di una importante udienza in cui avrebbero dovuto utilizzarsi le dichiarazioni del collaboratore.
Nel corso della perquisizione, eseguita presso l’abitazione di Francesco Vitanza, sono stati rinvenuti e sequestrati una pistola semiautomatica marca Beretta mod. 92 con matricola obliterata ed un revolver cal. 38 senza matricola con relativo munizionamento.
In manette sono finiti:
Massimo Neri, arrestato a Salerno; Giovanni Marco Arcidiacono, Ivan Atri, Nunzio Costa (domiciliari), Gianluca Calvagno, Giuseppe Lo Cicero, Tino Neri, Antonio Luca Jose’ Pappalardo, Carmelo Scafidi, Andrea Stissi, Pietro e Salvatore Severino, Francesco Vitanza. In carcere l’ordinanza è stata notificata a Claudio Barbera e Giuseppe Fichera.