Adrano, la mafia voleva uccidere i parenti del collaboratore Giarrizzo: eseguite 15 misure cautelari urgenti (VIDEO)

Adrano, la mafia voleva uccidere i parenti del collaboratore Giarrizzo: eseguite 15 misure cautelari urgenti (VIDEO)

Impedire azioni delittuose e scongiurare pericoli di fuga: sono queste le ragioni che hanno indotto i pm della direzione distrettuale antimafia – Assunta Musella e Fabio Saponara – a chiedere misure cautelari urgenti per 15 esponenti legati al clan mafioso Scalisi di Adrano e al clan Laudani “Mussi di ficurinia” di Catania.

I destinatari delle misure cautelari sono:

Massimo Neri, detto ‘Zicchinetta’, 1964; Giovanni Arcidiacono detto Jimmy, 1998; Ivan Atri, 1990; Nunzio Costa, 1986 (ai domiciliari); Gianluca Galvagno, 1988; Giuseppe Lo Cicero, 1990; Tino Neri detto ‘A Fitusa’, 1981; Antonio Luca Jose Pappalardo, detto ‘Pitbull’ 1979; Carmelo Scafidi, detto ‘Testa Rossa’ 1967; Andrea Stissi 1997; Pietro Severino, 1957; Salvatore Severino inteso ‘U Cunigghiu’, 1979; Francesco Vitanza, detto Ciccio, 2002, Marco Barbera.

Nella richiesta dei magistrati si fa riferimento al progetto di uccidere il ‘collaborante’ adranita Salvatore Giarrizzo, arrestato nell’ambito dell’operazione di polizia denominata ‘The King’.

Secondo quanto scrivono i magistrati, uno degli indagati e il suo interlocutore – intercettati dagli investigatori – “…prendevano in considerazione l’incendio del mezzo di Giarrizzo (il camion di panini bruciato in Piazza S. Agostino il 17 febbraio scorso ndr.) e manifestavano la volontà, a seguire, di un progetto omicidiario ai danni dei parenti del collaboratore”.

A di stanza di poche settimane dall’operazione ‘Follow the money’ del 10 febbraio scorso, contro lo stesso sodalizio mafioso, i pm hanno accelerato i tempi per evitare “la reiterazione delittuosa da parte degli indagati” e per evitare il pericolo di fuga.

Una serie di intercettazioni ha documentato le estorsioni portate a termine da alcuni componenti l’organizzazioni ai danni di esercizi commerciali:

panificio, profumeria, abbigliamento di intimo, e pasticceria. Proprio in una pasticceria vengono consegnati a titoli di pizzo 15 ceste natalizie. Nella video-grafica il riferimento al ‘regalo’ fatto alle famiglie dei detenuti.

In un altro caso, al proprietario di una Jeep Renegade viene chiesto un ‘contributo’ di 2 mila euro per avere indietro la macchina.

VIDEO:

 

 

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