Stavolta, la mozione di sfiducia per buttare giù dal piedistallo il sindaco di Adrano ha fatto un percorso inverso: è stata resa nota un attimo prima della presentazione in Consiglio.
In passato, invece, era stata soltanto annunciata e mai davanti all’assise cittadina era arrivato un atto concludente. Ma la cosa che sorprende è il numero di sottoscrittori della mozione: 14.
Tra i firmatari si leggono i nomi di Aldo Di Primo, presidente del Consiglio comunale Agatino Perni, Paolo Politi, Federico Floresta, Angela Branchina e Salvo Coco. Non ci sono le firme dei sammartiniani Cancelliere e Zignale e manca anche quella di Aurelio Verzì, giovane consigliere dell’area Udc, assente giustificato ieri alla seduta consiliare e in linea con la richiesta della mozione.
C’è un ‘pacchetto’ di 15 voti buono per chiudere l’esperienza amministrativa di Angelo D’Agate e azzerare giunta e Consiglio comunale in attesa di nuove elezioni amministrative.
“Considerato che sono trascorsi già oltre trenta mesi dalla consultazione elettorale – si legge nella mozione presentata ieri – il bilancio dell’attività politico-amministrativa del Sindaco D’Agate e della sua Giunta fin qui delineato non può che evidenziare lo stato di abbandono in cui versa il nostro Comune, che è ormai un dato di fatto”.
La mozione, così come prevede la legge, può essere discusa non prima di dieci giorni e non oltre i trenta dalla sua presentazione.
L’assise cittadina ha tra le sue priorità l’approvazione del Bilancio preventivo che dovrà avvenire entro il 4 marzo prossimo. Subito dopo, il presidente del Consiglio comunale indirà una conferenza dei capigruppo per fissare la data della votazione della mozione. L’annunciata ‘resa dei conti’ potrebbe essere fissata per la metà di marzo.
I 14 firmatari-presentatori terranno la barra dritta – si chiedono in tanti – oppure torneranno sui propri passi quando si tratterà di votare la cacciata del sindaco e, a cascata, anche la decadenza dello stesso Consiglio comunale?
Ieri in Consiglio, stordito e sorpreso dal ‘blitz’ sulla mozione, D’Agate ha messo le mani avanti, prefigurando una nuova discesa in campo, nel caso in cui la mozione venisse votata. Il capogruppo dell’Udc Pellegriti lo ha invitato, invece, a rassegnare spontaneamente le dimissioni e ridare la parola ai cittadini.
Nelle sette pagine di ‘motivazioni’, la mozione si sofferma sul totale fallimento dell’amministrazione D’Agate “…eletta nel giugno 2018, con una rappresentanza non cospicua in Consiglio comunale, un numero non stabile e non in grado di sostenere il programma elettorale del sindaco eletto, infatti le liste che sostenevano l’attuale sindaco hanno eletto cinque consiglieri comunali su ventiquattro”.
La mozione passa in rassegna alcuni passaggi annunciati ma disattesi nei fatti dal primo cittadino: “Stracceremo i contratti più inutili e gravosi e risolveremo i contenziosi”.
“L’attuale amministrazione – scrivono i 14 firmatari – non è stata in grado di incidere sul contenzioso in atto con la società Enel Sole, sul piano di riequilibrio finanziario, aspettando inermi che altri organi iniziassero le azioni amministrative…accettando prima, acriticamente e con inadeguatezza amministrativa, di sottoscrivere una convenzione con la Regione colma di oneri economici e di impegni insostenibili dal Comune, e non dando il giusto impulso, nel prosieguo, al relativo iter così da ritardarne gli effetti”.
Il fallimento sul piano amministrativo viene evidenziato anche nel settore tributi:
“Il sindaco, con propria determina, ha modificato le tariffe, quando è stato ampiamente chiarito che l’unico organo titolare per la determinazione delle tariffe è il Consiglio comunale, che ha bocciato gli aumenti”.