Commercio, Douglas dismette 128 profumerie in Italia: a rischio 346 posti, previste chiusure anche in Sicilia

Commercio, Douglas dismette 128 profumerie in Italia: a rischio 346 posti, previste chiusure anche in Sicilia

Douglas tira dritto sul piano di sfoltimento delle sue profumerie in Italia.

Nell’incontro di ieri ha portato a Fisascat-Cisl, Filcams-Cgil, e Uiltucs-Uil la lista degli ulteriori 22 negozi da aggiungere ai 77 già individuati sul totale dei 128 da dismettere entro il 2022; i lavoratori coinvolti dalle chiusure sarebbero così 346.

Il management ha spiegato che, i negozi sono stati scelti guardando l’andamento dell’ultimo biennio di ciascun punto vendita, accentuato dall’emergenza Covid 19. Ma, riferiscono i sindacati, è stato messo l’accento anche sul tema degli approvvigionamenti, sulla necessità di maggiore liquidità per favorire l’e-commerce nonché sull’impatto dei canoni di locazione: tutte cose che hanno inciso sulle scelte di Douglas in Italia.

Che comunque ha rassicurato su soluzioni che vadano incontro alle richieste sindacali per il mantenimento occupazionale. Tanto da aver già sottoscritto accordi di riservatezza con sei diversi operatori del settore interessati a subentrare in alcuni spazi. Ma il sindacato resta sul chi va là.

“Manca ancora il piano industriale di Douglas che è un elemento centrale di questa discussione. Parlare solo della chiusura di così tanti punti vendita è inaccettabile e il lavoro che stiamo facendo serve a far cambiare idea all’azienda”, spiega alla ‘Dire’, Ilaria Mattioli della Filcams.

E ora si cercherà di convincere Douglas passando dal tavolo al ministero dello Sviluppo economico. Al prossimo incontro, invece, il 16 marzo Douglas dovrebbe presentare un piano commerciale e definire l’intero perimetro della annunciata ristrutturazione. Secondo i piani 17 punti vendita sarebbero da chiudere entro il prossimo 31 marzo in Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Emilia-Romagna, Sicilia e Sardegna.

“Abbiamo chiesto di sviluppare e illustrare un piano industriale di ampio respiro e serio che dia valore al capitale umano, che è il vero valore aggiunto a maggior ragione per un’azienda che offre prodotti e servizi per la cura della persona, postulato sulla salvaguardia occupazionale”, afferma la segretaria nazionale della Fisascat

Aurora Blanca, auspicando che “le istanze presentate dalle confederazioni in merito al blocco dei licenziamenti trovino rapidamente un positivo riscontro”. La Fisascat ha chiesto a Douglas un report su eventuali posizioni vacanti e la lista dei siti dove l’azienda ha già comunicato alle diverse proprietà l’indisponibilità alla rinegoziazione dei canoni di locazione. E insiste per “rendere più cogenti le clausole di salvaguardia occupazionale vigenti”.

Anche al tavolo con il ministero dello Sviluppo economico dovrà “essere portato il piano industriale e lì chiederemo uno sforzo comune perché Douglas cambi idea.

Peraltro al momento non c’è chiarezza nemmeno sui punti vendita che potrebbero essere oggetto di cessione ne’ su quali sarebbero i competitor di Douglas che potrebbero essere interessati. Insomma- sintetizza Mattioli- mancano troppo passaggi, non si capisce cosa abbiano in mente, quando invece è indispensabile avere il perimetro completo di quel che accadrà”.

E questo invece serve perché è da qui che si deve ragionare per “migliorare l’esperienza di vendita”, rinegoziare i contratti di affitto, favorire l’accompagnamento alla pensione o la riqualificazione professionale. “L’e-commerce- avverte Blanca- può supportare tale esperienza ma non può sostituirla”.

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