“La doglianza non è fondata”. Con queste parole i giudici della prima sezione civile della Corte di Appello di Catania, composta dal presidente Monica Zema e dai magistrati Antonella Romano e Antonio Caruso, hanno rigettato le richieste del “Consorzio di servizi tecnologici” che, nel 2012, aveva stipulato un contratto d’appalto con il Comune di Bronte riguardante “la razionalizzazione delle risorse energetiche finalizzate all’attivazione di un Comune sostenibile”, per poi chiederne la risoluzione con tanto di risarcimento del danno.
Questi, in sintesi, i fatti: il Comune, circa 10 anni fa, ha pubblicato un bando per la gestione ventennale degli impianti elettrici del patrimonio immobiliare del Comune.
Nel contratto, inoltre, era previsto che questo mettesse a disposizione dell’impresa aggiudicataria anche delle superfici comunali idonee a realizzare impianti fotovoltaici per la produzione di energia.
Tutto andò bene fino al 2014 quando il Consorzio chiese la risoluzione del contratto e citò in giudizio il Comune, chiedendo un risarcimento di ben 7 milioni e mezzo di euro, perché, a suo dire, il Comune non gli aveva permesso di autoprodurre energia tramite la realizzazione di impianti fotovoltaici sui beni di proprietà comunale, non permettendogli di accedere ai siti nel tempo utile per accedere ai benefici di legge per la produzione di energia elettrica.
Per il Comune un problema non da poco che l’allora amministrazione comunale, guidata dall’attuale sindaco Pino Firrarello, affido all’avvocato Antonella Cordaro, dipendente di ruolo del Comune.
L’avvocato Cordaro, insieme con il responsabile dell’Ufficio tecnico, ing. Salvatore Caudullo, riuscì però a dimostrare che le accuse erano infondate. Nel 2017, infatti, il Tribunale di Catania rigettò la domanda del Consorzio condannandolo al pagamento di ben 742 mila euro e al rispetto del contratto sottoscritto. Per i magistrati, infatti, il Comune mise a disposizione del Consorzio ben 4 siti e poi l’autoproduzione di energia elettrica nel contratto era indicata come ipotesi meramente eventuale.
Oggi la storia si è ripetuta. Il Consorzio ha proposto ricorso in Appello, anche questa volta respinto dia magistrati.
“Se non fossimo stati estremamente meticolosi nella ricerca dei fatti avremmo perso. – ci dice il sindaco Pino Firrarello – Se non fossimo stati difesi con grande tenacia dall’avvocato Cordaro e se l’ing. Caudullo non fosse stato sempre preciso nel suo lavoro, non saremo stati capaci di dimostrare ai giudici la correttezza del nostro operato. Io ringrazio – continua – la Magistratura per la puntualità e la serenità di un giudizio che dimostra come non sempre la pubblica amministrazione sia superficiale e distratta. A Bronte, infatti, operano professionisti competenti, capaci, bravi a compiere il proprio dovere ed a difendere i diritti dei cittadini”.