Guardate agli interessi del Paese e non delle forze politiche, dobbiamo rispondere alle sfide che ci attendono.
E’ un discorso improntato alla concretezza quello che il presidente del Consiglio Draghi ha fatto ai suoi ministri durante il suo primo Cdm. Volti un po’ spaesati, toni sobri, attorno allo stesso tavolo si sono seduti esponenti di FI, M5s, Pd e Lega. In un clima di unità nazionale, appunto. Ma i partiti che sostengono l’esecutivo fibrillano. La spaccatura più evidente è nel Movimento 5 stelle. Più della metà dei senatori al momento non vede positivamente la nascita di un esecutivo che ha al proprio interno gli azzurri Gelmini e Brunetta, al Mef Franco e come sottosegretario alla presidenza del Consiglio Garofoli. E che – questo il ‘refrain’ dei frondisti non ha mantenuto le promesse sul ministero della Transizione ecologica. “Quasi tutti sono contro Draghi. Di questo passo i vertici – spiega un senatore – dovranno cambiare atteggiamento e posizione M5s sull’astensione”.
Nella riunione che si è tenuta tra i senatori c’è chi è arrivato a chiedere un passo indietro dei vertici.
Crimi ha illustrato come è andata la partita, ha spiegato che il Movimento 5 stelle è rimasto all’oscuro riguardo la scelta dei ministri ma le posizioni tra chi intende appoggiare Draghi e chi, invece, dirà no o si asterrà non si sono avvicinate.
Grillo ha invitato i suoi a scegliere da che parte stare. La rottura è vicina e potrebbe essere sancita mercoledì con il voto di fiducia. Draghi, però, sta preparando un discorso per venire incontro alle richieste pentastellate e già ieri in Cdm ha detto che l’esecutivo avrà un profilo ambientalista.
Il primo banco di prova anche per quella parte del Movimento 5 stelle che dirà di sì sarà la discussione, durante i lavori sul Milleproroghe, sulla prescrizione. Gli alleati non facciano provocazioni altrimenti questo governo cadrà subito, il messaggio di un ‘big’ del Movimento. Tensioni anche all’interno del Pd, la cui delegazione al governo è solo maschile. Ma la nomina di Orlando, Franceschini e Guerini ha di fatto ‘congelato’ lo scontro tra le correnti e stemperato il clima che era già congressuale. L’assise si terrà alla fine della pandemia, ma sarà soprattutto sui temi. Per quanto riguarda la Lega Salvini domani vedrà i ministri del partito di via Bellerio per ribadire che è lui a dare le carte ma i ‘lumbard’ per ora sosterranno l’esecutivo, anche alla luce delle divisioni in M5s, a patto che Draghi cambi passo. In Forza Italia sotto traccia si consuma il braccio di ferro tra l’ala moderata e quella che guarda all’asse con il Carroccio ma Berlusconi confermerà il pieno sostegno a Draghi e anche la compattezza del centrodestra alle prossime amministrative.
In realtà sulle elezioni che si dovrebbero tenere nella prossima primavera si staglia sempre più il rischio di uno slittamento a settembre.
Sia perché la campagna dei vaccini è ancora agli inizi (“Dobbiamo accelerare”, ha spiegato Draghi in Cdm), sia magari per mantenere il clima di concordia tra le forze politiche. Al momento il ‘dossier’ non è comunque sul tavolo di Draghi. “Ora ci sarà – spiega un ‘big’ della maggioranza – la luna di miele.
Per un anno non succederà nulla. Poi vediamo come andranno le elezioni della presidenza della Repubblica”. Il programma presentato da Draghi è da fine legislatura nei fatti, ma in tanti ritengono che l’ex numero uno della Bce possa sostituire Mattarella.
Il premier sta lavorando al dl ristori (è già stato fatto uno scostamento di bilancio di 32 miliardi) e al ‘Recovery plan’.
I partiti potrebbero chiedere nei prossimi giorni una sorta di cabina di regia ma in realtà il presidente del Consiglio ha disegnato il suo governo proprio per affrontare il piano di spesa con i ministri scelti. Il suo obiettivo è lavorare ad un’Europa ambiziosa, che punti ad una ripresa comune, e per questo motivo – anche sull’onda dei commenti che stanno arrivando da parte dei leader di tutta Europa – chiederà una convergenza al Parlamento per risolvere senza guerre interne i problemi del Paese. A partire da quello che si riproporra’ a fine marzo quando è fissata la scadenza della Cig, e non è un caso che il ministro del Lavoro Orlando abbia subito convocato le parti sociali. Ma il Pd è preoccupato delle oscillazioni del Movimento 5 stelle.
La stessa alleanza in vista delle amministrative (se si terranno in primavera) non c’è. Il Movimento 5 stelle è – spiega un ex sottosegretario pentastellato – in questo momento una vera e propria bomba ad orologeria. Sul banco degli accusati i ‘governisti’, tanto che la richiesta è di ripetere il voto su ‘Rousseau’. E nelle chat parlamentari finisce sotto accusa anche Grillo considerato il garante dell’accordo con Draghi. Sulle barricate quasi tutti i ‘big’ M5s, con gli ortodossi che ora chiedono un cambio di guardia. La resa dei conti nel Movimento potrebbe dunque portare alla scissione. Se M5s tornasse sui suoi passi per noi sarebbe un problema – confida un dirigente dem -. Lega e FI avrebbero il sopravvento”.