Adrano, il boss in carcere gestiva gli affari del clan: “Ti prendi l’aereo e vieni da zio” (VIDEO)

Dal carcere il boss continuava a gestire gli affari del clan. Grazie ai colloqui con il nipote, Giuseppe Scarvaglieri, storico capomafia del clan Scalisi di Adrano, articolazione territoriale della famiglia mafiosa dei Laudani, continuava a rappresentare un punto di riferimento. E’ quanto emerge dall’operazione antimafia condotta dai finanzieri del Comando provinciale della Guardia di finanza di Catania, con la collaborazione e il supporto dello Scico, che ha portato a 26 indagati e al sequestro di beni per circa 50 milioni di euro.

“Scavaglieri ha continuato a dirigere, anche durante i colloqui in carcere dove si trovava recluso, l’attività del clan – spiegano gli investigatori – grazie soprattutto al nipote, Salvatore Calcagno, al quale è stato riconosciuto un ruolo di assoluto rilievo quale portavoce dello zio sul territorio e supervisore degli investimenti dello stesso boss”. Le indagini del Gico del Nucleo Pef di Catania hanno poi posto in luce “il concorso esterno nell’associazione mafiosa di due imprenditori catanesi, Antonio Siverino, noto come ‘U Miliardario’, e il figlio Francesco, che hanno sistematicamente operato a favore di Scarvaglieri”.

Secondo l’accusa i due Siverino sarebbero riusciti, da un lato, a occultare il patrimonio del boss grazie a “plurime intestazioni fittizie” di beni e società, e dall’altro a incrementare “in maniera costante e considerevole” le loro disponibilità economiche e finanziarie, “potendo contare sugli ingenti e illeciti apporti di capitale derivanti dalle attività del gruppo criminale e sulla protezione offerta loro dallo stesso clan”. I due imprenditori, inizialmente attivi nel settore della logistica e dei trasporti essenzialmente nella zona di Adrano, spiegano le Fiamme gialle, hanno progressivamente esteso sull’intero territorio nazionale le loro attività, gradualmente diversificandole e rilevando anche società operanti nel settore della commercializzazione dei prodotti petroliferi in Veneto e Lombardia.

Dalle indagini è emersa anche la figura di Antonino Calcagno, quale importante riferimento dell’associazione criminale nel territorio di Adrano, Paternò e Biancavilla, attivo in particolar modo nel settore dei trasporti.

Nel dettaglio, è stata disposta la custodia cautelare in carcere, oltre che per il boss Scarvaglieri, nei confronti di Antonino e Salvatore Calcagno, a cui viene contestata l’aggravante di aver contribuito a finanziare, grazie alle illecite attività poste in essere, l’associazione mafiosa; di Antonino e Francesco Siverino, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa. Ai due imprenditori sono stati inoltre contestati 17 episodi di trasferimento fraudolento di valori.

 

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