Assestato un duro colpo a un mandamento strategico di Cosa nostra palermitana, quello di Tommaso Natale.
La procura di Palermo ha emesso un provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di 16 indagati, tratti in arresto dai carabinieri, nell’ambito dell’operazione “Bivio”, per associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni consumate e tentate aggravate, danneggiamento seguito da incendio, minacce aggravate, detenzione abusiva di armi da fuoco.
L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, è l’ulteriore esito dell’attività condotta dal Nucleo Investigativo sul mandamento mafioso e, in particolare, sulle famiglie di Tommaso Natale, Partanna Mondello e Zen-Pallavicino.
Documentata la costituzione di una nuova famiglia, quella “Zen-Pallavicino”, dotata di esplosivo al plastico e armi da guerra per assaltare portavalori e distributori di benzina e incassare denaro destinato ad affiliati e detenuti. Una potenza di fuoco che doveva servire anche a sopprimere i ‘cani sciolti’, ma che è stata arginata dall’attività investigativa. Così come è venuta fuori la gestione in quel quartiere, da parte del boss, in tempo di Covid, della distribuzione alimentare a favore delle famiglie più bisognose, soprattutto durante il lockdown dell’anno scorso, ai fini del mantenimento del consenso sociale.
Durante il periodo del lockdown i boss mafiosi hanno aiutato le famiglie indigenti dello Zen distribuendo la spesa. Nel blitz dei Carabinieri emerge come i vertici mafiosi abbiano tentato di accreditarsi quali referenti nel periodo del primo lockdown a marzo. Secondo gli inquirenti il presunto boss Giuseppe Cusimano, ha tentato di organizzare una distribuzione alimentare. Una circostanza, dicono i pm “che dimostra come Cosa nostra è sempre alla ricerca di quel consenso sociale e di quel riconoscimento sul territorio, indispensabili per l’esercizio del potere mafioso”.
Registrate forti tensioni tra i vertici designati dalla nuova Cupola ricostituitasi nel 2018 e i vecchi boss: alla fine sono stati quest’ultimi a prevalere, sconfessando la nuova commissione provinciale.
Insomma, Cosa nostra contro Cosa nostra, con l’organizzazione posta davanti a un bivio (da qui il nome dell’operazione): accettare la ricostituita Cupola, oppure rimettere in discussione tutto attraverso le persone più carismatiche nel tempo tornate in libertà, come nel caso di Giulio Caporrimo.
Infine, l’asfissiante pratica delle estorsioni, con danneggiamenti e incendi: 13 quelle individuate, con 5 imprenditori che hanno denunciato.
IL DUELLO ALLO ZEN
Una sfida ‘a duello’ tra boss allo Zen di Palermo. E’ quanto emerge dalle carte dell’operazione che all’alba di oggi ha portato al fermo di sedici persone.
“Fra i tanti momenti di tensione si è registrato, lo scorso settembre 2020, un grave episodio allo Zen, allorquando due gruppi armati si sono sfidati ”a duello” – raccontano gli investigatori – I due gruppi, infatti, di cui uno composto da Andrea e Carmelo Barone appoggiati da Giuseppe Cusimano, si sono affrontati armi in pugno, in pieno giorno e sulla pubblica via, esplodendo svariati colpi di pistola che solo per un caso fortuito non hanno provocato la morte o il ferimento dei contendenti o di passanti”.
“Questi fatti, assieme ad altri episodi, hanno indotto i vertici mafiosi a prendere provvedimenti nei confronti dei riottosi, meditando la soppressione di alcuni soggetti non allineati, la cui realizzazione è stata scongiurata grazie all’opera di prevenzione degli investigatori”, spiegano gli inquirenti.